Wagner rappresenta la massima espressione del romanticismo tedesco. In famiglia fu iniziato alla letteratura, alla pittura e alla musica, ma decise di dedicarsi interamente a quest’ultima dopo aver ascoltato e studiato Beethoven.
Gli studi musicali si accompagnarono a quelli di filosofia ed estetica, che permisero a Wagner di sviluppare un’elaborazione teorica organica di estetica musicale. Di essa fanno parte, per esempio, la teoria della fusione di suono, parola e azione e la tecnica musicale basata sui motivi conduttori, i leitmotiv. Si tratta dei fondamenti di una nuova concezione operistica proposta da Wagner, che la sviluppò durante la sua attività di direttore d’orchestra, scrivendo le prime opere, come Lohengrin e Tannhäuser. In esse comparivano già alcuni caratteri che sarebbero rimasti costanti nell’opera del musicista tedesco: il ruolo fondante assegnato all’orchestra, l’uso dei motivi conduttori e il ricorso a temi della mitologia germanica come soggetti.
Il culmine della riflessione stilistica ed estetica di Wagner è rappresentato dalla tetralogia dell’Anello del Nibelungo (formata da L’oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli dei), ciclo di drammi musicali fortemente influenzato, tra l’altro, dal pessimismo schopenhaueriano. Wagner era infatti molto coinvolto nel dibattito filosofico del suo tempo, come testimoniano il suo legame con Nietzsche (che si ispirò all’arte e alle teorie estetiche del compositore per le sue riflessioni) e gli scritti teorici estetico-filosofici in cui si ritrovano, tra le altre cose, gli spunti antiebraici che sarebbero poi stati sfruttati arbitrariamente dalla propaganda nazista.
Le altre opere di Wagner che hanno segnato la vicenda musicale dell’Ottocento sono Tristano e Isotta e I maestri cantori di Norimberga. L’ultimo capolavoro di Wagner fu Parsifal, rappresentato un anno prima della morte.
Inoltre è da ricordare che, a differenza della maggior parte dei compositori, Wagner ha scritto di suo pugno tutti i libretti delle proprie opere liriche e alcuni di essi (Tristano e Isotta, Tannhäuser e Lohengrin) sono considerati veri capolavori letterari indipendentemente dalla loro funzione di supporto alla musica e al canto. In essi, i temi dell’epica cavalleresca e della tradizione germanica vengono fusi in un amalgama personalissimo di romanticismo, misticismo e pessimismo di fondo, al quale non è estranea la vicenda umana dell’artista.
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