La musica elettronica non dovrebbe trovare spazio nel manuale di cultura generale, visto che appartiene più all’attualità (vedasi l’introduzione al paragrafo Attualità) che al bagaglio culturale di tutta la popolazione. Non a caso, molti dei suoi grandi interpreti sono ancora vivi e attivi ancora oggi.
Quindi ci limiteremo a descriverne le origini. Iniziando dalla definizione, per musica elettronica è corretto indicare le produzioni orientate a esaltare il suono prodotto da strumentazioni elettroniche, analogiche o digitali (come sintetizzatori o software).
Con questa definizione si può fissare la nascita della musica elettronica negli anni ’70; soprattutto nella seconda metà del decennio, vari artisti incominciarono a usare i sintetizzatori, alcuni come elemento di contorno al proprio stile (per esempio Pink Floyd o Genesis), altri dando vita a un nuovo modo di intendere la produzione musicale che mettesse in primo piano le nuove sonorità; fu con questa intenzione che nacque, di fatto, la musica elettronica.
Come “inventori” della musica elettronica si è abbastanza concordi nell’indicare i Kraftwerk, un gruppo tedesco spesso annoverato nel krautrock (un’avanguardia del rock psichedelico).
Altre figure importanti per la nascita della musica elettronica si devono considerare Jean-Michel Jarre, Vangelis, i Tangerine Dream, Klaus Schulze, i Popol Vuh, Giorgio Moroder e Brian Eno.
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