Igor’ Stravinskij è l’autore più rappresentativo dell’estetica musicale del Novecento, proprio per la complessità del suo percorso artistico, che lo portò a sperimentare stili molto diversi, impossibili da ricondurre a un’unica scuola. Nacque presso San Pietroburgo alla fine dell’Ottocento e dopo i primi studi si affermò come compositore nel balletto russo, portando a Parigi alcuni capolavori come L’uccello di fuoco, prima manifestazione dell’originalità timbrica e ritmica dell’autore, e La sagra della primavera.
I balletti appartengono al cosiddetto “periodo russo” dell’arte di Stravinskij, infatti sono caratterizzati da un nucleo popolare russo-slavo sia nei soggetti sia nelle scelte musicali di grande complessità ritmica, con il frequente uso delle dissonanze. In queste prime opere si delineava già, inoltre, il pessimismo che avrebbe segnato gran parte della produzione successiva del compositore russo.
Con i frequenti spostamenti a Parigi, Stravinskij iniziò ad allontanarsi sempre di più dalla madrepatria, stabilendosi in Svizzera durante il primo conflitto mondiale e in Francia nel dopoguerra, fino ad assumere la cittadinanza francese e a decidere di non tornare più in Russia. In questo periodo di spostamenti il compositore sviluppò un interesse per fenomeni musicali diversi, come il jazz e la musica di consumo, che lo condussero a un’elaborazione del proprio stile in direzione della “svolta neoclassica”; a partire dal balletto Pulcinella risulta evidente un recupero delle tradizioni del passato, finalizzato a mettere in luce, con amara ironia, l’inadeguatezza degli stili “vecchi” e l’impossibilità di costruirne di nuovi nel clima di sfiducia e assenza di certezze del primo dopoguerra. Di questa particolare declinazione del neoclassicismo furono il frutto numerosi capolavori, come le opere Oedipus Rex e La carriera di un libertino.
Il secondo dopoguerra segnò l’ultima svolta nella vita e nello stile di Stravinskij, che si trasferì negli Stati Uniti e si dedicò alla dodecafonia, con uno sperimentalismo da cui non fu estraneo l’atteggiamento tipicamente stravinskiano di demistificazione e decontestualizzazione ironica di strutture stilistiche tradizionali e superate. I capolavori di quest’ultimo periodo furono il balletto Agon e alcuni esempi di musica sacra come il Canticum Sacrum.
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