La mitologia romana è per la maggior parte debitrice di quella greca, di cui riprende quasi tutte le divinità attribuendo a esse un nome latino e talvolta aggiungendovi sfumature simboliche nuove, sulla base delle specificità culturali della civiltà latina. Nel periodo tardo-imperiale, inoltre, la mitologia romana si arricchì di figure di origine orientale, come il Mitra persiano, ribattezzato Sol Invictus e venerato in ambito militare.
Le divinità acquisite da altre culture si sovrapposero al sistema di rituali e leggende che sostanziava la spiritualità romana in età arcaica, prima del contatto con il mondo greco.
La prima mitologia romana riguardava soprattutto la fondazione della città e i suoi primi sviluppi, di cui erano protagonisti per lo più uomini, ma si trattava di figure mitiche (come Romolo e Remo) e spesso affiancate da interventi divini. Quando queste leggende si intrecciarono con quelle greche, l’eroe troiano Enea diventò la figura mitica e semi-divina (in quanto figlio di Venere) da cui avrebbe avuto origine tutta la civiltà romana.
Le divinità romane arcaiche avevano origine nelle tradizioni delle popolazioni italiche che abitavano l’Italia centro-meridionale ed erano per lo più legate in modo molto specifico alle necessità pratiche quotidiane, come la cura della casa, le varie attività agricole nelle diverse stagioni, la guerra. Questi dei, a differenza di quelli greci, avevano individualità molto ridotte: non hanno una genealogia definita e non hanno caratteristiche e comportamenti simili a quelli umani.
Esistevano innanzitutto degli spiriti protettori del benessere familiare e sociale, venerati con i riti privati in famiglia: i Mani, spiriti benevoli degli antenati, i Penati, che garantivano il benessere della famiglia ed erano presenti in ogni casa sotto forma di statuette votive poste in una nicchia, e i Lari, protettori della casa e dei campi, venerati in una nicchia sul muro esterno della casa.
Accanto a questi spiriti vi erano poi le divinità “indigene”, così definite per distinguerle da quelle “nuove” introdotte in epoche successive a quella arcaica.
Le figure più importanti del pantheon indigeno erano quelle di Giano e Vesta e della “triade capitolina” costituita dagli dei Giove, Marte e Quirino, a cui si affiancavano altre divinità di origine sicuramente arcaica:
- Giano: creatore, padre di tutti gli dei, primo re del Lazio, è dotato di due volti perché conoscitore del passato e del futuro e in quanto principio di ogni cosa è definito dio “della porta” cioè protettore di tutti gli inizi e i passaggi.
- Vesta: dea del focolare domestico, venerata attraverso il culto del fuoco sacro, mantenuto costantemente acceso dalle sacerdotesse vestali.
- Giove: re di tutti gli dei, nume tutelare dello Stato romano e di tutte le attività umane, signore del tuono e del fulmine, protettore dei romani durante le campagne militari oltre i confini della loro comunità, dopo l’ellenizzazione identificato con Zeus.
- Marte: dio guerriero associato al tuono e alla tempesta, simbolo della forza e della virtù dei giovani, originariamente con il ruolo specifico di difensore armato dei campi, poi definito dio della guerra e della violenza in generale e identificato con l’Ares greco. Marte aveva tuttavia un ruolo molto più importante della sua controparte greca, infatti era considerato padre del popolo romano in quanto padre di Romolo e Remo, nati dall’unione del dio con la sacerdotessa vestale Rea Silvia.
- Quirino: dio delle curie (assemblee politiche) e dei quiriti che le presiedono, poi identificato con il lato “pacifico” di Marte, ossia protettore della comunità in armi in tempo di pace.
- Saturno: secondo re del Lazio, divinità della fertilità, protettore della semina e del raccolto, in quanto dio che insegnò agli uomini l’agricoltura e con essa la civiltà. La sua origine tuttavia è problematica e molto presto Saturno fu ellenizzato e identificato con il Kronos greco.
- Cerere: divinità materna di origine osco-umbra, incarnazione della terra e della fertilità, protettrice delle nascite e dei raccolti e per queste caratteristiche associata successivamente alla Demetra greca.
- Fauno: divinità della campagna, dei boschi e delle greggi, di aspetto umano, ma con i piedi e le corna di capra, di antiche origini italiche, anche se successivamente associato al satiro della mitologia greca (compagno di Pan e Dioniso, che abita boschi e montagne).
Le divinità “nuove” entrarono nella spiritualità latina quando Roma conquistò i territori della Magna Grecia e poi della Grecia stessa, e i loro nomi furono latinizzati:
- Giunone: antica divinità del matrimonio e del parto, protettrice degli animali (in particolare era a lei sacro il pavone), gradualmente sovrapposta a Era, diventando moglie di Giove e protettrice dello Stato.
- Minerva: controparte di Atena, dea della virtù guerriera e della saggezza, dell’attività intellettuale e dei mestieri.
- Venere: dea della fecondità, dell’amore e della bellezza, equivalente della dea greca Afrodite, considerata antenata del popolo romano in quanto madre di Enea, capostipite dei re latini.
- Nettuno: dio delle acque correnti e, dopo il suo accostamento al greco Poseidone, anche del mare e dei terremoti, ma dotato di un’importanza minore rispetto alla sua controparte greca.
- Apollo: dio del sole, della musica, della poesia e dell’arte profetica, l’unico a mantenere il nome greco.
- Diana: gemella di Apollo, dea dei boschi e della caccia, protettrice degli animali selvatici, delle donne e dei parti, simbolo della Luna e identificata con la greca Artemide, anche se di probabile origine italica.
- Mercurio: corrispondente del greco Ermes, dio del commercio (aspetto principale nella mitologia romana), protettore dei viaggiatori, dei mercanti, ma anche dei ladri, messaggero degli dei.
- Bacco: versione latina della divinità greca Dioniso, dio del vino, dell’ebbrezza e dell’irrazionalità, nel mondo romano si fuse con la figura di Libero, dio italico della fecondità, del vino e dei vizi.
- Cupido: dio dell’amore e della riproduzione, derivato dal greco Eros.
- Plutone: signore dell’Averno (il regno dei morti), il cui nome latino (che significa “ricco”) sottolinea però la sua natura di dispensatore delle ricchezze nascoste nella terra, presente anche nell’Ade greco, ma in misura minore.
- Ercole: semidio dotato di forza sovrumana, introdotto nella religione romana dai coloni greci a partire dalla figura di Eracle.
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