La pressione arteriosa è la pressione esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie. Durante il ciclo cardiaco la pressione è massima in sistole (pressione sistolica, detta anche pressione massima) e minima in diastole (pressione diastolica, nota anche come pressione minima); quando si parla di pressione arteriosa è quindi logico definire due valori, ognuno indicativo di una certa condizione.
I valori di normalità sono leggermente influenzati dall’ora del giorno: più alti al mattino, appena svegli, si riducono durante la giornata e tendono a rialzarsi verso sera. I valori aumentano in seguito a uno sforzo fisico o per uno stress emotivo: non di rado i valori rilevati dal medico sono maggiori di quelli rilevati dal paziente quando effettua la misurazione da solo (la cosiddetta ipertensione da camice bianco).
Un ulteriore dato statistico è l’aumento dei valori con l’età. Questo fenomeno, una volta considerato del tutto normale, si deve oggi considerare comunque come patologico. L’incremento pressorio è dovuto all’aumentata rigidità dei vasi arteriosi, ma è decisamente più limitato per gli anziani che sono invecchiati “bene”.
L’aumento dei valori con l’età si può considerare come uno degli indicatori di invecchiamento biologico.
Al di sopra dei livelli considerati normali (per un adulto, fra 140/80 e 100/70) e al di sotto, si parla di stati patologici detti rispettivamente ipertensione arteriosa (pressione alta) e ipotensione arteriosa (pressione bassa).
Tradizionalmente, per la misurazione si usa lo sfigmomanometro (inventato nel 1896 dall’italiano Scipione Riva-Rocci); oggi esistono dei comodi strumenti elettronici che consentono una rilevazione della pressione da parte del paziente seguendo poche e semplici istruzioni.
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