Oltre alla visita ginecologica, all’ecografia e alla radiografia (valutazione delle condizioni delle tube di Falloppio e della cavità uterina) i principali esami clinici in ambito ginecologico sono la colposcopia, il Pap test e il tampone vaginale.
Amniocentesi (prelievo del liquido amniotico)
Procedura diagnostica, particolarmente affidabile, che comporta il prelievo, tramite un ago sottilissimo, di una piccola quantità di liquido amniotico, ovvero il liquido contenuto nel cosiddetto sacco amniotico, una sacca membranosa che circonda l’embrione (le cosiddette “acque” che circondano il feto proteggendolo dagli insulti esterni). Gli scopi principali dell’esame sono: individuazione di anomalie fetali (per esempio la sindrome di Down), anomalie cromosomiche, disturbi legati al sesso (come l’emofilia), malattie metaboliche e anomalie legate allo sviluppo (come la spina bifida). È una tecnica invasiva, ma non particolarmente rischiosa, contrariamente a quanto si crede comunemente; diversi i motivi per cui viene proposta (età della gestante >35 anni, presenza di un’anomalia cromosomica in uno o entrambi i genitori, presenza di una patologia genetica in uno o più familiari ecc.).
Colposcopia (esame colposcopico)
Esame che con l’uso del colposcopio permette la visione ingrandita della cervice uterina.
È un’indagine diagnostica di secondo livello; non è cioè un esame routinario che viene eseguito come test di screening per evidenziare la presenza di lesioni neoplastiche; a questo scopo viene infatti eseguito un altro tipo di esame, il Pap test; rappresenta comunque l’esame di riferimento nel caso di un Pap test dal risultato anomalo.
Pap test
Esame citologico che serve a individuare eventuali alterazioni delle cellule della cervice uterina. Il Pap test deve il suo nome al medico greco Papanicolaou che lo ideò nella prima metà del XX secolo. Le sue principali finalità sono l’individuazione di eventuali lesioni citologiche precursori di neoplasie cervicali (le cosiddette pre-cancerosi), l’individuazione di infezioni cervico-vaginali di vario tipo (batteriche, fungine, protozoarie o virali) e la valutazione del clima ormonale.
Tampone vaginale
Esame diagnostico molto diffuso che viene eseguito tramite un tampone ovattato (una specie di cotton-fioc) e il cui scopo è quello di verificare l’eventuale presenza di microrganismi patogeni responsabili di processi infettivi a carico della vagina oppure della cervice uterina (in quest’ultimo caso si dovrebbe parlare più correttamente di tampone cervicale). La prescrizione del tampone vaginale viene decisa dal ginecologo in base sia ai disturbi che la donna segnala sia alle osservazioni fatte durante la visita ginecologica.
Villocentesi (prelievo dei villi coriali)
Tecnica diagnostica invasiva non di routine che viene effettuata aspirando una piccola porzione di tessuto coriale (il tessuto che formerà la placenta). Le cellule di tale tessuto hanno la medesima origine embriologica del feto; ciò consente un’analisi del corredo dei cromosomi.
Dal momento che non è possibile effettuare prelievi di grosse quantità di tessuto coriale, vengono effettuati gli esami specifici basati sul motivo per il quale è stato richiesto il prelievo. È possibile indagare o il cariotipo (caratteristiche dei cromosomi nella cellula) oppure il DNA; nel primo caso è possibile valutare l’assetto cromosomico del feto così da poter verificarne normalità o anormalità, mentre nel secondo caso si indaga la presenza di eventuali patologie genetiche (talassemia, fibrosi cistica ecc.). L’esame è caratterizzato da un’elevata affidabilità e può fornire una diagnosi in tempi molto brevi.
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