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Disturbi e patologie dell’apparato muscolo-scheletrico (E-N)

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Epicondilite

Processo infiammatorio che interessa l’inserzione dei muscoli epicondilei sull’epicondilo, una sporgenza dell’estremità inferiore esterna dell’omero; è quindi una tendinopatia inserzionale.

Molti considerano l’epicondilite come una patologia prettamente sportiva, non a caso viene popolarmente definita come gomito del tennista, ma, in realtà, si tratta di un disturbo che riguarda anche soggetti, non necessariamente praticanti attività sportive, che usano ripetutamente i tendini del gomito per esigenze di tipo professionale (per esempio i pittori).

Ernia del disco

Espressione con la quale ci si riferisce alla fuoriuscita del materiale che costituisce il nucleo polposo dei dischi intervertebrali; tale fuoriuscita è provocata dalla rottura o dalla degenerazione dell’anello fibroso del disco intervertebrale.

L’ernia del disco può causare una compressione di un nervo e quindi provocare dolore, anche intenso, percepito genericamente come diffuso al collo, agli arti superiori o anche inferiori, a seconda della posizione della vertebra interessata.

La fuoriuscita del disco dalla sua sede naturale può essere provocata da eventi traumatici (il classico colpo di frusta di un incidente automobilistico) o dalla degenerazione del tessuto del disco stesso (degenerazione discale); quest’ultima evenienza è quella che si verifica con maggiore frequenza; con l’invecchiamento, infatti, i dischi intervertebrali tendono a perdere parte del loro contenuto acquoso, ciò ne riduce la flessibilità predisponendoli maggiormente agli strappi o alle rotture con sforzi o torsioni anche di entità non eccessiva.

Le ernie lombari possono dare origine a lombalgia (dolore nel tratto lombo-sacrale) e a sciatica (dolore che si diffonde lungo la gamba). In realtà sciatica è un termine che dovrebbe essere usato per indicare la nevralgia del nervo sciatico. Non è propriamente una patologia, bensì un sintomo (dolenzia del nervo sciatico) che può avere alla sua base problemi di diversa natura, ma generalmente è dovuta a un’ernia del disco intervertebrale.

Spesso il dolore lombare si manifesta in modo alquanto improvviso e così violento che il soggetto rimane bloccato in flessione (colpo della strega). L’atteggiamento flesso può durare diversi giorni; poi, gradualmente, con l’attenuarsi del dolore, l’atteggiamento migliora.

Le ernie dorsali sono la forma più rara di ernia del disco. Tendono a formarsi nella porzione più bassa della colonna vertebrale dorsale.

Il già citato colpo di frusta è una delle cause più comuni di ernia cervicale.

Fratture ossee

La principale suddivisione delle fratture ossee è quella tra fratture ossee di tipo traumatico e fratture ossee di tipo patologico.

Una frattura ossea viene definita traumatica quando è provocata da un trauma; la frattura traumatica è un evento acuto, improvviso e istantaneo, che interessa un osso che, dal punto di vista strutturale, è perfettamente integro; la rottura si verifica perché l’entità del trauma supera il limite di resistenza dell’osso.

I meccanismi che provocano la frattura ossea possono essere diretti (l’osso si frattura nel punto nel quale la forza lesiva è applicata) oppure indiretti (non si ha una frattura nel punto di applicazione della violenza lesiva, ma in punto che si trova invece a una certa distanza a causa di una particolare modalità di trasmissione o di un contraccolpo della forza lesiva).

Una frattura ossea viene invece definita patologica (si parla anche di frattura spontanea o, seppur raramente, di frattura torpida) quando la rottura è legata a un cedimento strutturale interno dovuto a una patologia sottostante che può essere sistemica o locale); non c’è quindi in gioco, come nel caso della frattura traumatica, una forza esterna che procura la lesione o, se c’è, è di entità veramente minima (nelle fratture spontanee da osteoporosi, per esempio, il problema può verificarsi anche nel corso di movimenti usuali).

Una tipologia particolare di fratture ossee è quella delle cosiddette fratture da stress, note anche come fratture da durata o fratture da fatica. In queste fratture la forza lesiva non è particolarmente elevata, ma diventa comunque causa della lesione ossea in ragione del suo perdurare nel tempo.

Le fratture ossee vengono distinte anche in base all’entità del coinvolgimento dell’osso; facendo riferimento a questo criterio si distinguono fratture ossee complete e fratture ossee incomplete.

Una frattura si dice completa quando interessa l’intero spessore dell’osso; è invece incompleta quando ne interessa soltanto una parte. Le fratture incomplete vengono anche chiamate infrazioni.

Un’altra tipologia di classificazione è quella relativa allo spostamento dei segmenti ossei fratturati; in questo caso, si parla di frattura composta quando i monconi ossei conservano la loro posizione anatomica (frattura senza dislocazione dei frammenti) e di frattura scomposta quando i monconi ossei risultano dislocati (fratture con dislocazione dei frammenti). Le fratture ossee composte sono, generalmente, più facilmente trattabili; le fratture scomposte richiedono invece una manipolazione (che in alcuni casi può essere di tipo chirurgico) che serve a “ridurre” la lesione ossea (riduzione della frattura).

Le fratture ossee possono essere classificate anche in base all’integrità del tessuto cutaneo; quando la cute resta integra, si parla di frattura chiusa (non vi è esposizione esterna dell’osso); se invece la frattura è associata a lacerazioni cutanee si parla di frattura esposta (l’osso è esposto esternamente); in questi casi è decisamente più elevato il rischio di infezione e, oltre al trattamento medico-chirurgico, è necessario effettuare anche un trattamento con farmaci antibiotici.

La sintomatologia delle fratture ossee può essere alquanto variegata; a seconda del grado di gravità si possono registrare dolore, impotenza funzionale e deformazione del segmento corporeo.

Nelle fratture composte possono fare la loro comparsa due segni caratteristici ovvero la mobilità preternaturale (mobilità anormale dei monconi ossei) e lo scroscio (tipico rumore provocato dallo sfregamento reciproco dei monconi).

Nel caso di fratture di una certa severità, possono manifestarsi sintomi generali di una certa importanza quali, per esempio, shock traumatico, febbre ed embolia adiposa.

In molti casi la diagnosi di frattura può risultare molto semplice, ma l’esecuzione di un esame radiografico è sempre indispensabile; è infatti necessario definire con accuratezza sia la morfologia che la localizzazione della frattura. Nel caso di particolari fratture è spesso necessario eseguire una TAC per verificare l’eventuale presenza di lussazioni associate.

Dopo le osservazioni radiologiche, lo specialista ortopedico effettuerà, nel caso siano necessarie, le manovre di riduzione della frattura; provvederà poi all’immobilizzazione della parte colpita con un’ingessatura o con apposito tutore.

Lassità legamentosa

Condizione che si caratterizza per il fatto che un legamento ha una tensione inferiore al normale a livello di un’articolazione; tale condizione è causa di un’instabilità, più o meno accentuata, dell’articolazione stessa.

Lesioni dei legamenti crociati

I crociati sono due legamenti che, insieme ai collaterali (mediale e laterale), svolgono una fondamentale funzione di stabilizzazione del ginocchio. Le lesioni che li interessano sono un evento piuttosto serio che colpisce in particolar modo chi pratica determinate attività sportive (soprattutto sci, calcio, football americano, rugby, pallavolo e basket). Il legamento crociato più frequentemente colpito da lesioni è quello anteriore (LCA). Molto spesso le lesioni del legamento crociato posteriore (LCP) sono conseguenza di incidenti automobilistici.

Lesioni del menisco

Il menisco è una struttura fibrocartilaginea che fa parte dell’apparato capsulo-legamentoso del ginocchio; in ogni ginocchio ve ne sono due. Le loro funzioni principali sono quelle di stabilizzazione dell’articolazione e di ammortizzamento dei carichi. Le lesioni del menisco sono molto comuni e interessano solitamente le persone giovani e gli adulti attivi, in particolare coloro che praticano sport di contatto o comunque quelli che implicano bruschi movimenti di torsione del ginocchio come per esempio il basket, il calcio o il rugby). Il trattamento delle lesioni meniscali dipende dalla loro gravità; nei casi meno gravi può essere sufficiente il trattamento conservativo (riposo, ghiaccio, antinfiammatori e antidolorifici); nei casi più seri è necessario il ricorso alla chirurgia (artroscopia).

Lussazione

Alterazione anatomica che comporta la perdita dei rapporti che intercorrono reciprocamente tra i capi articolari di un’articolazione. Si parla di lussazione completa quando la perdita dei rapporti tra i capi articolari è totale, se invece permane un contatto parziale si parla di lussazione incompleta o di sublussazione.

In alcuni casi, dopo l’evento traumatico, le estremità ossee ritornano spontaneamente in posizione; in questo caso si parla di distorsione articolare e non più di lussazione.

Le lussazioni traumatiche si verificano a seguito di violenti traumi che causano lo spostamento delle estremità ossee (tipica quella della spalla).

La lussazione patologica si verifica come conseguenza di eventi patologici come, per esempio, artrite cronica o acuta, poliartrite reumatoide, masse tumorali, contratture muscolari, paralisi di gruppi muscolari ecc.

La lussazione congenita è una lussazione presente fin dalla nascita (per esempio quella congenita dell’anca).

 

 

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