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Manuale di cultura generale – Medicina – Disturbi e patologie dell’apparato cardiovascolare (E-I) – Continua

Disturbi e patologie dell’apparato cardiovascolare (E-I)

Il testo sottoriportato è protetto dal diritto d’autore e ogni riproduzione (cartacea, elettronica, in Internet) deve essere esplicitamente autorizzata per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.

Endocardite infettiva

Infezione che coinvolge generalmente l’endocardio valvolare; più raramente quello parietale. Gli agenti patogeni chiamati in causa in caso di endocardite infettiva sono per lo più batteri.

Fibrillazione atriale

Patologia caratterizzata dal fatto che l’attività elettrica degli atrii è anomala, rapida e inefficace dal punto di vista meccanico. In presenza di fibrillazione atriale il battito cardiaco è totalmente irregolare. La fibrillazione atriale si ritrova spesso in soggetti affetti da altre malattie relative all’apparato cardiocircolatorio.

Fibrillazione ventricolare

Aritmia cardiaca caratterizzata da un’attivazione molto rapida e irregolare dei ventricoli; si tratta di un’emergenza medica; quando essa insorge, infatti, si verifica una cessazione della circolazione sanguigna con conseguenti arresto cardiocircolatorio, arresto respiratorio e morte.

Flebite

Termine che indica l’infiammazione di una vena (più corretto il nome di tromboflebite).

La stragrande maggioranza dei casi di flebite sono a carico degli arti inferiori; normalmente si verificano quando sono già presenti varici venose.

Infarto miocardico acuto

Condizione che si verifica quando parte del tessuto cardiaco muore a causa della mancanza di ossigeno determinata da un inadeguato flusso sanguigno nelle arterie coronarie, ristrette a causa di malattia arteriosclerotica.

Il dolore si localizza nella regione sternale, con irradiazioni alla spalla e al braccio sinistro o a entrambi, al collo, alla mascella, alla mandibola, alla parte superiore della schiena, alla parte superiore mediana dell’addome. Ovviamente non tutte le localizzazioni si verificano contemporaneamente nello stesso soggetto. A volte l’unico segno è dato da un senso di malessere alla spalla, oppure alla mandibola e ai denti ecc.

L’infarto avviene a seguito di un evento acuto (ischemia), la causa principale è generalmente una trombosi (più raramente può essere uno spasmo a livello delle coronarie); tale evento però è la naturale conseguenza di un processo di natura aterosclerotica che colpisce le pareti dei vasi, riducendone il lume. Possiamo quindi affermare che, nella stragrande maggioranza dei casi, è l’aterosclerosi il processo che, a lungo andare, provoca l’evento acuto.

Quando l’occlusione delle coronarie è importante è necessario intervenire con un bypass o con un’angioplastica.

Il bypass aorto-coronarico è una tecnica chirurgica che risale alla fine degli anni ’60 del secolo scorso e che, con il passare degli anni, si è notevolmente evoluta. Grazie al bypass, è possibile superare gli ostacoli rappresentati da una stenosi (restringimento) o da un’occlusione delle arterie coronarie. Di norma, il bypass aorto-coronarico viene consigliato a soggetti di età inferiore ai 70 anni con stenosi e occlusioni coronariche importanti e in cui il rischio di un grave evento cardiovascolare è molto elevato e non gestibile adeguatamente attraverso la terapia farmacologica e uno stile di vita adeguato.

Molto meno invasiva del bypass è l’angioplastica; infatti la si esegue in anestesia locale e non è ovviamente necessario ricorrere alla toracotomia (l’operazione chirurgica che consiste nell’apertura del torace).

Fra i fattori di rischio per l’infarto ne esistono alcuni che non sono modificabili (familiarità; il rischio è maggiore in coloro che hanno familiari che sono stati colpiti da infarto prima dei 60 anni), età (il rischio di infarto ha la tendenza ad aumentare progressivamente con l’avanzare dell’età) e sesso (gli uomini sono più a rischio delle donne).

Altri fattori di rischio derivano da gravi patologie in atto come il diabete mellito. Infine, molti fattori di rischio sono controllabili e pertanto sono molto importanti.

Fumo e ipertensione arteriosa sono sicuramente i fattori di rischio più comuni e più gravi. Controverso il ruolo del colesterolo che sembra decisamente meno importante in soggetti che non fumano e non sono ipertesi; la valutazione dell’importanza del colesterolo non passa comunque attraverso la considerazione del solo colesterolo totale, bensì dell’indice di rischio, che è dato dal rapporto del colesterolo totale con quello “buono” (colesterolo HDL); per gli uomini tale indice non deve superare 5, mentre per le donne il valore di soglia è 4,5.

Altri fattori di rischio come sedentarietà, sovrappeso e stress sono legati allo stile di vita del soggetto.

Insufficienza mitralica

L’insufficienza mitralica (o rigurgito mitralico) è un difetto di chiusura della valvola mitralica per cui, durante la fase di sistole ventricolare, una quantità di sangue refluisce dal ventricolo sinistro all’atrio soprastante anziché entrare nell’aorta. Ciò avviene solitamente per lesioni che danneggiano direttamente la valvola mitralica o una delle sue parti di sostegno, con allontanamento dei lembi valvolari tra loro e conseguente chiusura imperfetta.

Ipertensione arteriosa

Si parla di ipertensione arteriosa per definire una condizione costante in cui i valori pressori risultano più elevati di quelli che sono fisiologicamente considerati come normali. Si dice quindi che una persona soffre di ipertensione arteriosa (o di pressione alta) se la sua pressione diastolica è costantemente superiore al valore di 80 mmHg (ipertensione diastolica) e se la sua pressione sistolica è costantemente superiore al valore di 140 mmHg (ipertensione sistolica).

Si distinguono due forme di ipertensione: essenziale e secondaria. L’ipertensione arteriosa essenziale è la più comune; le cause non sono ancora del tutto note, i fattori più comuni legati all’ipertensione essenziale sono la familiarità, il regime alimentare adottato, la condizione di sovrappeso, lo stile di vita sedentario e la presenza di squilibri ormonali.

L’ipertensione arteriosa secondaria è conseguente ad altre patologie o all’assunzione di determinati farmaci.

Il trattamento dell’ipertensione deve per prima cosa passare da un cambiamento dello stile di vita; i principali fattori da eliminare sono sovrappeso, fumo, sedentarietà e stress. Se dopo aver eliminato i fattori sopraccitati la pressione resta ancora decisamente alta, allora si dovrà intervenire con i farmaci.

Ischemia

Totale o parziale (differenza tra fornitura effettiva di sangue e quella realmente necessaria per la corretta ossigenazione del tessuto) afflusso di sangue in un organo. Si distingue dall’ipossia, cioè la mancanza d’ossigeno, solitamente dovuta a un problema polmonare o alla carenza di ossigeno libero nell’aria.

 

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