Calcolosi biliare
Patologia causata dalla presenza di calcoli all’interno della colecisti o del coledoco; i calcoli biliari sono spesso impropriamente denominati calcoli al fegato.
Una delle principali cause per cui si formano i calcoli biliari è legata al fatto che il fegato produce un quantitativo di colesterolo maggiore di quello che gli acidi biliari possono gestire; la parte di colesterolo in eccesso precipita formando cristalli che a loro volta costituiscono il primo nucleo per la formazione dei calcoli.
Nella gran parte dei casi, il disturbo è asintomatico; diversamente, i sintomi sono rappresentati da difficoltà nella digestione, pesantezza post-prandiale, stitichezza, cefalea, bocca amara e, soprattutto, colica biliare. La colica si verifica quando un calcolo particolarmente grande oppure quando più calcoli di dimensioni minori si incuneano nel dotto cistico ostruendolo. Questa ostruzione non permette né la contrazione della colecisti né lo svuotamento della bile ed è causa di dolori solitamente molto intensi.
In caso di calcolosi biliare asintomatica scoperta causalmente, la strategia è spesso di attesa. Se invece la presenza di calcoli biliari ha già provocato una colica, va presa in considerazione la possibilità di intervenire chirurgicamente asportando la cistifellea.
Cirrosi epatica
Grave patologia a carattere cronico in cui le cellule sane del fegato vengono danneggiate e sostituite da tessuto cicatriziale con la comparsa di noduli. Le alterazioni indotte dalla malattia impediscono al fegato di svolgere i suoi compiti abituali.
I principali responsabili dell’insorgenza della malattia sono i virus dell’epatite B e dell’epatite C. Altra causa importantissima è l’abuso di sostanze alcoliche.
Inizialmente la patologia può essere asintomatica e spesso la sua presenza viene sospettata in seguito ad analisi cliniche di routine o effettuate per altre motivazioni. Man mano che la patologia progredisce, il soggetto può avvertire astenia, riduzione del senso di fame, dimagramento, nausea ecc. Nelle fasi più avanzate i segni e i sintomi iniziano a farsi importanti; possono quindi manifestarsi ascite, ittero (la caratteristica colorazione giallastra della cute), splenomegalia (milza ingrossata), ematemesi (vomito di sangue), alterazioni cutanee ecc.
I danni al fegato indotti dalla cirrosi epatica non sono reversibili, tuttavia le terapie farmacologiche possono alleviare e controllare i sintomi. La soluzione definitiva è rappresentata dal trapianto di fegato.
Epatite
Patologia infiammatoria del fegato causata da un agente virale; sotto questo nome si distinguono vari tipi di epatite (A, B, C, D ed E) di differenti caratteristiche e pericolosità. Tutte le forme di epatite virale, a eccezione dell’epatite A e dell’epatite E (in cui il contagio avviene per via oro-fecale), si trasmettono attraverso il contatto con sangue infetto (trasfusioni, scambio di siringhe, tatuaggi, scarsa igiene ospedaliera o negli studi dentistici), con la saliva o altre secrezioni biologiche o mediante rapporti sessuali non protetti con individui portatori del virus. Alcune forme di epatite possono evolvere verso malattie molto gravi che portano alla morte (in primis cirrosi e tumori).
Dopo una fase variabile, ma piuttosto lunga di incubazione, l’epatite si manifesta con inappetenza, disturbi digestivi, malessere, spesso febbre, senso di peso all’addome e ittero. Nelle forme a evoluzione rapida e benigna l’epatite virale guarisce in 3-4 settimane, ma nella maggior parte dei casi il decorso si aggira sui due o tre mesi.
Manuale di cultura generale – Medicina – Disturbi e patologie del fegato (A-H) – Continua