Alla fine della guerra, la Germania è distrutta sia materialmente sia moralmente, divisa, priva di identità e di valori, abbattuta, e lo stesso si può dire della sua vita culturale. Si avvia quindi un lento e difficile risveglio, che produce la cosiddetta “letteratura delle macerie”, alimentata dalla dolorosa esperienza appena vissuta e anche dall’apertura ai modelli stranieri, fino a questo momento censurati dal regime. A complicare la ripresa è il clima della guerra fredda, contro il quale si mobilita un gruppo di giovani scrittori tedeschi, denominato Gruppo ’47, con riunioni periodiche in cui condividere poesie e racconti impegnati. Una poesia di tipo diverso è poi quella degli autori ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento o fuggiti all’estero, ora accomunati da un forte bisogno di espressione e comunicazione, che non sempre riescono a realizzare: Nelly Sachs, fuggita in Svezia, pone il destino del popolo ebraico al centro della sua lirica, nutrendola delle immagini mistiche e simboliche della cultura ebraica, e ottiene il premio Nobel per la letteratura; l’amico Paul Celan, invece, sopravvissuto ai lavori forzati e alla morte dei genitori nei campi di sterminio, realizza una poesia ermetica ai limiti dell’oscurità, che esprime la sua difficoltà di raccontare il male e di far comprendere la tragedia dei sopravvissuti, un peso tale da portarlo infine al suicidio.
Nella prosa del dopoguerra, invece, prevalgono l’esperienza autobiografica della guerra, il memoriale, la riflessione sul futuro, che sfocia anche nell’impegno civile, talvolta polemico. Questo accade per esempio nella narrativa di Heinrich Böll, che rappresenta le difficoltà e lo spaesamento dell’individuo nel periodo della ricostruzione (Foto di gruppo con signora), e denuncia i danni della società industriale massificata sull’uomo e sulla sua libertà (L’onore perduto di Katharina Blum, Assedio preventivo).
Una prospettiva particolare sul periodo della guerra e del dopoguerra è offerto dalla narrativa di Christa Wolf, scrittrice comunista diventata celebre con il romanzo Il cielo diviso, che racconta la storia di un amore ai due lati del muro di Berlino, e autrice poi di opere di prospettiva femminista e di riflessione sul ruolo dello scrittore nei regimi totalitari (Quel che resta).
A partire dagli anni Sessanta si accentua l’impegno politico degli intellettuali, animato anche dalle rivolte studentesche. Ne è un esempio Günter Grass, premio Nobel nel 1999, che diventa famoso con il realismo visionario e sarcastico dell’analisi sociale dei romanzi Il tamburo di latta e Gatto e topo, per poi entrare attivamente nel confronto politico, a sostegno della socialdemocrazia, ed esprimere apertamente nelle proprie opere le opinioni politiche. Il Gruppo ’61, invece, realizza l’impegno politico nella promozione di una “letteratura operaia”, finalizzata a far conoscere le problematiche del lavoro industriale presso la borghesia.
La letteratura tedesca della seconda metà del Novecento vive infine la stessa mancanza di ordine e direzione delle altre letterature europee postmoderne: l’unica certezza è l’esaurimento delle correnti e dei valori precedenti, ma non ci sono classificazioni possibili per le nuove tendenze culturali, troppo variegate ed eterogenee, come è inevitabile che sia in un mondo ormai molto complesso, in cui voci e interessi variegati ed eterogenei chiedono rappresentazione.
Manuale di cultura generale – Letteratura tedesca – Il secondo Novecento