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Il Rinascimento e il Siglo de Oro

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Nel XV sec. la riscoperta della cultura classica cambia tutto il modo di pensare della cultura occidentale e da questo fenomeno non è esente la letteratura spagnola, che si apre alla rinnovata vivacità degli scambi culturali in Europa e assorbe soprattutto l’influenza di Dante e poi dell’umanesimo italiano e della tradizione poetica dell’amor cortese. La letteratura diventa sempre più un fenomeno di corte, un intrattenimento nobiliare invece che uno strumento morale.

Mentre in poesia si inizia a sperimentare il sonetto d’amore, la nuova attenzione per l’uomo e la realtà terrena porta nella prosa la fioritura del genere cronachistico e le prime forme di romanzo, di argomento sentimentale o cavalleresco. Il recupero, tramite la mediazione italiana, dei classici latini e greci, favorito dalla fuga in Italia di molti intellettuali greci a causa dell’invasione turca del Mediterraneo orientale, determina anche un primo interesse per il teatro. Nelle prime sperimentazioni, tuttavia, non c’è una netta distinzione fra commedia e tragedia e il testo, pur avendo la forma del dialogo, non viene rappresentato, ma soltanto letto ad alta voce in pubblico.

Questo fervente periodo di sperimentazione, riscoperta e scambio porta la cultura spagnola a una maturità linguistica e artistica compiuta e consapevole, che inaugura il periodo di splendore definito appunto Siglo de oro (secolo d’oro), compreso tra la fine del XV e la metà del XVII sec. circa. Lo splendore culturale coincide, ed è legato, con l’affermazione politica della Spagna in Europa e oltre, con la scoperta dell’America prima e con le conquiste di Carlo V poi (prima metà del XVI sec.).

La prima parte del Siglo de oro è caratterizzata, per la poesia, dallo sviluppo del modello italiano di Petrarca, nel segno dell’eleganza e della raffinatezza, mentre per la prosa dalla produzione di opere critiche e pedagogiche sulla scia degli umanisti italiani. L’avvenimento più significativo nel campo della prosa però è la nascita del romanzo picaresco, che diventerà un classico della letteratura spagnola e non solo: il nome deriva dal termine spagnolo picaro, furfante, che indica il protagonista sfortunato e di bassa estrazione sociale, ma furbo e cinico, che racconta le trovate e le peripezie a cui è costretto per sopravvivere. A differenza dei romanzi cavallereschi, quelli picareschi narrano in prima persona e non presentano una storia lineare, ma episodi e riflessioni sulla società e sull’uomo con i suoi vizi e le sue virtù, lontano dall’eroe idealizzato, in un’ambientazione anch’essa realistica. Questo sviluppo del genere romanzesco, avviato dal Lazarillo de Tormes, rispecchia l’affermazione dell’antropocentrismo nella mentalità occidentale; proprio per questo, il Lazarillo e molti altri romanzi picareschi non sono visti di buon occhio dalla Chiesa cattolica e vengono spesso messi al bando dall’Inquisizione.

Il clima di sospetto, censura e rigore religioso si accentua con la riforma protestante (1517) e la conseguente Controriforma, determinando un modo più problematico e mistico di vivere la spiritualità, e una visione più cupa della vita, che trasfigurano l’eleganza semplice e l’armonia del Rinascimento nella complessità tortuosa e dissonante del barocco.

La poesia barocca sviluppa una ricercata raffinatezza in due correnti, il culteranismo (cultismo) e il conceptismo (concettismo): la prima è caratterizzata dall’utilizzo di vocaboli insoliti o latineggianti, di riferimenti mitologici, di metafore oscure e di una sintassi contorta, mentre la seconda si basa sulla creazione di concetti, cioè di immagini capaci di suscitare meraviglia e stupore per l’associazione di elementi inconsueti. Il principale esponente del culteranesimo è Luis de Góngora, autore soprattutto di opere mitologiche, mentre il concettismo è rappresentato in particolar modo da Francisco de Quevedo, uno dei maggiori autori del secolo, noto in particolare per la poesia satirica.

Nella prosa, lo sviluppo di una spiritualità più individualistica determina una rinascita della letteratura religiosa grazie alle opere dei mistici, e le sperimentazioni avviate nel secolo precedente in campo teatrale giungono a maturazione in una produzione destinata all’effettiva messa in scena e a diventare il principale intrattenimento di tutte le classi sociali. La struttura, lo stile e i temi del teatro spagnolo vengono definiti soprattutto da Lope de Vega, che si svincola dai dettami del teatro classico, mescolando elementi tragici ed elementi comici e rompendo le unità di azione, tempo e luogo, e impone il tema dell’onore, inteso come difesa della dignità personale. La prosa spagnola della seconda metà del Cinquecento vede anche la nascita di un altro nuovo genere narrativo, il romanzo pastorale, di ambientazione bucolica, con protagonisti pastori o contadini al centro di storie d’amore. Questo genere viene portato al successo dallo stesso Lope de Vega e dall’esponente di spicco del Siglo de oro, Miguel de Cervantes, famoso tuttavia soprattutto per aver inaugurato il romanzo moderno con Don Chisciotte della Mancia, opera che fa ritenere il suo autore il massimo romanziere spagnolo a livello internazionale.

L’ultima parte del Siglo de oro copre la seconda metà del XVII sec. e, insieme a una perdita di potere e importanza politici della Spagna, vede un affievolirsi dello spirito barocco, che inizia a manifestarsi più che nell’estrema e complessa elaborazione della forma, nella riflessione filosofica e intimistica. Questa evoluzione determina la decadenza della poesia lirica, per la diminuzione della sua forza creativa, e il prevalere invece del teatro. In questo genere si distingue soprattutto l’opera di Pedro Calderón de la Barca, drammaturgo e religioso che fa delle riflessioni filosofiche e teologiche la forza dei suoi drammi, arricchiti da numerosi riferimenti mitologici e simbolici e caratterizzati quindi da un’elevata complessità. Il dramma filosofico-teologico più noto di questo autore è La vita è sogno, che esplora tematiche tipiche dello spirito barocco come l’illusorietà e la vanità dell’esistenza e la certezza unica della morte, anticipando evoluzioni successive della filosofia e influenzando pensatori come Arthur Schopenhauer.

 

Manuale di cultura generale – Letteratura spagnola – Il Rinascimento e il Siglo de Oro – Continua

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