Fëdor Dostoevskij (nella translitterazione approssimata italiana più comune: Fedor Dostoievsky) ha una vita travagliata anche a causa delle precarie condizioni di salute. Già famoso, viene arrestato per le sue simpatie socialiste e condannato a morte; la pena viene poi commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Tornato a San Pietroburgo, si dedica assiduamente alla scrittura e al giornalismo, tra gravi difficoltà economiche, complicate dal vizio del gioco e dalla morte della moglie e del figlio. Perseguitato dai creditori, lascia la Russia viaggiando in Germania, Francia, Svizzera e Italia, ritornando in patria dopo cinque anni.
Nel realismo di Dostoevskij i conflitti interiori dei personaggi prevalgono sul tema sociale, infatti questo autore anticipa la crisi di certezze religiose, culturali ed esistenziali che animerà le filosofie di fine secolo: la forza dei suoi personaggi è nella loro intensità di pensiero e sentimento, esplorata senza censure fino agli estremi più elevati o più meschini. I temi ricorrenti sono i grandi interrogativi come la ricerca dell’identità, il conflitto tra fede e ragione, il libero arbitrio dell’uomo, la natura del male. Le riflessioni di ordine socio-politico sono lo sfondo o la causa degli avvenimenti individuali.
Questa complessità si riflette nella vastità dell’opera di Dostoevskij, autore estremamente prolifico, sia per la propria ansia di comunicazione, sia per la propria costante necessità di guadagno, dovuta soprattutto al vizio del gioco. Il successo delle prime opere, tra cui Il sosia (il racconto di uno sdoppiamento di personalità che porta alla follia) e Le notti bianche (romanzo sentimentale di un sognatore), non porta a Dostoevskij fama e ricchezza durature.
La condanna a morte, successivamente commutata nei lavori forzati in Siberia, è un’esperienza che segna profondamente l’atteggiamento di Dostoevskij verso la vita, oltre che la sua conoscenza dell’animo umano, e che egli racconterà nell’autobiografico Memorie da una casa di morti.
Dopo la fine della prigionia e la riabilitazione sociale, Dostoevskij avvia la propria affannosa attività pubblicistica che culmina nei grandi romanzi della maturità: Delitto e castigo, il “rendiconto psicologico di un delitto” che nasce da un sentimento di superiorità rispetto agli uomini comuni e che può trovare redenzione solo nella sofferenza; L’idiota, l’affannosa e infine fallimentare lotta per la sopravvivenza della bellezza spirituale e dell’innocenza nella corruzione del mondo; I demoni, un attacco al terrorismo radicale animato dal nichilismo ateo, che produce solo personalità e gesti fanatici e violenti, e I fratelli Karamazov, la storia di una famiglia immersa in un degrado morale che rende tutti i rapporti conflittuali, falsi e interessati, rappresentando una denuncia della fragilità dei legami alla base della società e della mancanza di principi morali, dovuta secondo Dostoevskij alla diffusione dell’ateismo e del razionalismo estremo.
Manuale di cultura generale – Letteratura russa – Fedor Dostoievsky – Continua