La morte di Cesare apre un nuovo periodo di guerra civile, che vede come principali contendenti del potere assoluto Marco Antonio, primo collaboratore del defunto dittatore, e Ottaviano, pronipote di quest’ultimo. La guerra vedrà trionfare Ottaviano nella battaglia di Azio del 31 a.C. A partire da questa data ha inizio la dissoluzione della repubblica, di cui vengono mantenute le apparenze formali mentre lo Stato romano si trasforma in impero.
Ottaviano riceve il titolo di Augusto, che lo pone al di sopra di tutte le altre figure politiche e lo investe di un’aura di sacralità, e concentra tutto il potere nelle proprie mani, ma cerca allo stesso tempo di presentarsi come restauratore della pace e dell’ordine e garante delle libertà, delle tradizioni e dei valori romani. In questo programma di ricerca del consenso rientra anche la politica culturale dell’imperatore, il quale incentiva le attività intellettuali garantendo protezione ai letterati con l’introduzione della pratica del mecenatismo (da Mecenate, collaboratore di Augusto, promotore e protettore degli artisti del suo circolo). La cultura deve essere sostenuta in quanto mezzo di consolidamento del senso patriottico e del culto di Roma.
L’esaltazione della grandezza di Roma e l’alimentazione dello spirito patriottico nelle opere di quest’epoca non esprimono un’adulazione imposta dall’alto, ma una sincera adesione dei letterati alla politica di Augusto, stimolata dal clima di pace e dalla benevolenza dimostrata verso gli artisti, tutto sommato liberi di esprimersi.
L’accentramento del potere nelle mani di una sola persona determina l’esaurirsi del dibattito politico e di conseguenza la decadenza dell’oratoria, praticata ormai solo in ambito giudiziario o come sfoggio di eloquenza nelle declamazioni pubbliche.
L’età augustea è dominata piuttosto dalla poesia.
Il primo e più rappresentativo autore di quest’epoca è Virgilio, riconosciuto come il più grande poeta classico per aver sancito la rinascita dell’epica e aver fondato il genere della lirica pastorale nella cultura occidentale, stabilendosi per entrambe come modello per secoli.
Brillante maestro di stile è invece Orazio, contemporaneo di Virgilio e assiduo ricercatore della perfezione formale in una varietà di generi, dalla lirica alla satira, con cui esprime in modi diversi la propria filosofia di vita.
In questo periodo avviene anche la fioritura di un genere di origine ellenistica, l’elegia d’amore, che viene rinnovato dai poeti latini (soprattutto Tibullo e Properzio) e successivamente trasformato radicalmente dall’originalità del genio artistico di Ovidio, poeta mondano che nelle sue opere rispecchia con grande virtuosismo la società dell’epoca e sperimenta un nuovo tipo di epica.
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