Alla fine del II sec. a.C. giunge all’apice del suo sviluppo il genere della commedia, grazie soprattutto alla produzione di Terenzio, schiavo africano condotto a Roma e liberato in virtù delle sue doti intellettuali. Le sue commedie rispecchiano l’apertura agli ideali filoellenici promossa dal circolo degli Scipioni, di cui l’autore entra ben presto a far parte: gli argomenti sono tratti dai modelli greci e le situazioni sono simili a quelle della commedia plautina, da cui si discostano per la maggiore linearità degli intrecci e per l’assenza della comicità farsesca, paradossale e volgare, a favore di una comicità più raffinata e dell’approfondimento psicologico verosimile dei personaggi nei loro aspetti più umani. Terenzio sarà rappresentato a lungo, ma dopo di lui la commedia di argomento greco inizia a scomparire per mancanza di novità, lasciando il posto invece alle prime commedie di argomento romano e all’innalzamento letterario della farsa popolare con le maschere.
Fino a questo momento la letteratura latina ha vissuto del debito con quella greca, pure se con notevoli sviluppi originali; alla metà del I sec. a.C. compare per la prima volta un genere letterario esclusivamente latino, la satira. L’iniziatore di questo genere è Lucilio che, grazie alla sua appartenenza a un ceto benestante e alla protezione dei potenti Scipioni, può permettersi di criticare liberamente tutti gli aspetti e gli strati della società romana. L’ironia mordace, il linguaggio vario e medio e l’andamento discorsivo della narrazione fanno di Lucilio il modello per tutti i poeti satirici successivi.
Manuale di cultura generale – Letteratura latina – La commedia di Terenzio e la satira di Lucilio – Continua