Marco Tullio Cicerone è uno dei più noti autori della letteratura latina, grazie al grande numero di opere sopravvissute fino a oggi e alla ricchezza di informazioni sulla sua vita pubblica e privata che egli stesso fornisce nei suoi scritti.
Cicerone nasce nel 103 a.C. ad Arpino, nel Lazio, in una famiglia agiata, ma estranea alla vita pubblica, e si trasferisce a Roma per intraprendere gli studi di retorica e avviarsi alla carriera politica e forense.
La fama di Cicerone è legata alla sua attività oratoria, perché è a lui che si deve l’elaborazione di una tecnica di eloquenza nuova ed efficace, basata sull’equilibrio tra forma e contenuto, finalizzata sia a esporre le proprie tesi in maniera precisa, sia a coinvolgere gli ascoltatori suscitando le emozioni di volta in volta necessarie alla persuasione. Lo stile ciceroniano è inconfondibile grazie alla complessità dei periodi, molto lunghi e strutturati su più livelli in modo simmetrico, ricchi di figure retoriche.
Marco Tullio Cicerone
Cicerone raggiunge grande notorietà anche perché non esita a impegnarsi in cause giudiziarie dagli evidenti e pericolosi risvolti politici. La popolarità arriva infatti con le orazioni contro Verre, governatore della Sicilia, accusato di malversazione nella gestione dell’isola per interessi personali: Cicerone raccoglie una tale quantità di documenti e testimonianze contro l’imputato e risulta così incisivo nella sua prima arringa che l’avvocato difensore rinuncia al proprio ruolo e spinge Verre all’esilio volontario, senza che vengano neppure pronunciate le orazioni successive, note come Verrine e pubblicate in seguito. Tra le orazioni più famose di Cicerone si ricordano poi le Catilinarie, con le quali l’oratore rende pubblica e sventa la congiura di Catilina contro le istituzioni e inizia la sua lotta contro Cesare, di cui sospetta un coinvolgimento. Questa presa di posizione porta Cicerone all’esilio quando Cesare acquisisce vasti poteri nel triumvirato. Per poter continuare a difendere l’ordine pubblico e cercare, per quanto possibile, di conservare le istituzioni, Cicerone accetta, suo malgrado, di rinunciare in parte ai propri principi riconciliandosi con Cesare, ma finisce per essere messo a tacere.
Alla morte di Cesare nel 44 a.C., Cicerone si illude di poter recuperare un ruolo politico importante e sostiene Ottaviano pronunciando contro Marco Antonio le orazioni note come Filippiche (Philippicae) perché accostate a quelle che l’oratore greco Demostene aveva pronunciato contro Filippo, re di Macedonia. Tuttavia Ottaviano, quando si presenta l’occasione per un’alleanza con Antonio, volta le spalle a Cicerone abbandonandolo ai sicari del nuovo alleato, che lo catturano e lo decapitano nella sua villa di Formia.
L’attività intellettuale di questo autore però non si limita alle orazioni: Cicerone scrive un gran numero di opere filosofiche, con l’intento di divulgare la filosofia greca nel mondo romano (per esempio il dialogo De amicitia), alcuni dialoghi politici di riflessione sui problemi dello Stato e sulle migliori forme di governo (come il De re publica) e moltissime epistole, sia private che pubbliche, che permettono una straordinaria conoscenza della sua vita e della sua personalità, ma anche della storia a lui contemporanea.
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