A partire dalla metà del Cinquecento, l’Italia entra in una fase di crisi politico-culturale di cui Torquato Tasso è il principale interprete. Il clima della controriforma e l’esaurirsi della vena più originale del classicismo conducono a un’imitazione dei classici che diventa sterile precettistica e conformismo culturale, oppure manierismo, ovvero esasperato virtuosismo e sviluppo minuzioso di un particolare aspetto di un modello. La poesia di Tasso esprime in modo drammatico il contrasto fra queste due tendenze, unito a un pressante desiderio di originalità. Il suo capolavoro, infatti, il poema Gerusalemme liberata, nasce da uno sforzo creativo minato dalle ansie dell’autore di rispettare i precetti teologici cattolici e le regole del classicismo, e dalle tensioni della vita cortigiana presso gli Estensi. Il fragile equilibrio psichico di Tasso non regge a queste pressioni autoimposte e conduce l’autore al delirio e alla reclusione, durante la quale il poema viene pubblicato e ottiene grande successo.
L’opera si fonda su un fatto storico, la prima crociata, e nonostante la formale conformità alle norme teologiche, esalta l’elemento meraviglioso della religione cristiana e ammanta il male di un fascino oscuro, per stupire e interessare maggiormente i lettori.
Dal punto di vista stilistico, Tasso rappresenta l’avvio di un superamento del classicismo puro, in direzione di originalità e sperimentazioni manieristiche che producono un linguaggio più espressivo e icastico, destinato a diventare un modello per la poetica barocca.
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