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La mia sera

Il testo sottoriportato è protetto dal diritto d’autore e ogni riproduzione (cartacea, elettronica, in Internet) deve essere esplicitamente autorizzata per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.

Canti di Castelvecchio

Raccolta di poesie di Giovanni Pascoli; il titolo richiama i Canti di Giacomo Leopardi, aspirando così a una poesia più elevata. Castelvecchio è nel comune di Barga, in Garfagnana, ove il poeta aveva acquistato una casa in cui soggiornò a lungo, ritrovando quella pace che nella sua San Mauro sembrava ormai persa.

I Canti di Castelvecchio rivelano novità nel linguaggio con molti termini tecnici e gergali tipici della Garfagnana.

La mia sera

Il giorno fu pieno di lampi;

ma ora verranno le stelle,

le tacite stelle. Nei campi

c’è un breve gre gre di ranelle.

Le tremule foglie dei pioppi

trascorre una gioia leggiera.

Nel giorno, che lampi! che scoppi!

Che pace, la sera!

Si devono aprire le stelle

nel cielo sì tenero e vivo.

Là, presso le allegre ranelle,

singhiozza monotono un rivo.

Di tutto quel cupo tumulto,

di tutta quell’aspra bufera,

non resta che un dolce singulto

nell’umida sera.

È, quella infinita tempesta,

finita in un rivo canoro.

Dei fulmini fragili restano

cirri di porpora e d’oro.

O stanco dolore, riposa!

La nube nel giorno più nera

fu quella che vedo più rosa

nell’ultima sera.

Che voli di rondini intorno!

Che gridi nell’aria serena!

La fame del povero giorno

prolunga la garrula cena.

La parte, sì piccola, i nidi

nel giorno non l’ebbero intera.

Né io… che voli, che gridi,

mia limpida sera!

Don… Don… E mi dicono, Dormi!

mi cantano, Dormi! sussurrano,

Dormi! bisbigliano, Dormi!

là, voci di tenebra azzurra…

Mi sembrano canti di culla,

che fanno ch’io torni com’era…

sentivo mia madre… poi nulla…

sul far della sera.

 

Manuale di cultura generale – Letteratura italiana – La mia sera – Continua

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