L’opera viene intitolata da Dante semplicemente Commedia, in contrapposizione al concetto di tragedia, per indicare un genere di vicenda dal principio infelice, ma dalla conclusione positiva, e dallo stile medio-umile. L’aggettivo “divina” viene aggiunto in seguito da Ludovico Dolce, curatore di una delle edizioni a stampa.
Il poema si articola in tre cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, ciascuna costituita da 33 canti più un canto proemiale, per un totale di 100. I versi sono endecasillabi riuniti in terzine a rima incatenata.
L’opera è concepita come il resoconto di un viaggio compiuto da Dante stesso attraverso i tre regni dell’oltretomba, guidato nei primi due dal poeta latino Virgilio, simbolo della ragione, poi da Beatrice, simbolo della teologia e quindi tramite per il Paradiso e l’incontro con Dio. È un viaggio metaforico che il poeta compie in quanto rappresentante dell’umanità intera in crisi, che deve conoscere e comprendere il male e il peccato in tutta la loro miseria per poi intraprendere un percorso di redenzione.
La Divina Commedia è una summa della cultura occidentale del tempo, un’enciclopedia della scienza, del pensiero e della spiritualità medievali, che trae materiale e ispirazione dalle tradizioni cristiana e classica, ed è concepita per la più vasta diffusione possibile anche fra le classi popolari.
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