L’inizio dell’Ottocento è un momento di grande trasformazione per l’Inghilterra che, grazie alla rivoluzione industriale, diventa la prima potenza mondiale, ma è attraversata anche da tumulti sociali interni per il rafforzamento della borghesia e la formazione di un proletariato urbano in condizioni di degrado.
La netta separazione che si crea tra classi superiori e inferiori favorisce un distacco degli intellettuali dal mondo di queste ultime e dalle questioni sociali, avvertite come estranee, se non per un vago rimpianto della vicinanza con la natura e della semplicità campagnola e una generica esaltazione della libertà. Si tratta di una tendenza che rientra nello spirito del romanticismo che domina la letteratura inglese di inizio Ottocento: l’insofferenza verso l’oppressione e qualsivoglia imposizione, l’amore per la natura, l’importanza delle emozioni e dei sentimenti personali più che della razionalità, il valore dell’immaginazione al di là dei dati sensoriali sono le caratteristiche principali di questo movimento culturale, affiancate da un generale individualismo che spinge gli intellettuali a concentrarsi soprattutto sulla propria esperienza personale.
L’estetica neoclassica viene sostituita da un canone che rifiuta ogni canone, in nome dell’espressione del sentimento, in qualsiasi direzione esso vada, fuori dagli schemi: l’arte non deve rappresentare la realtà, ma il modo in cui l’artista la vede, immagina, reagisce a essa.
Precursore del gusto romantico è William Blake, poeta visionario che già alla fine del Settecento rifiuta qualsiasi schema compositivo e afferma l’immaginazione come principale facoltà poetica che permette di attingere a verità nascoste al di là delle apparenze sensibili, attraverso un contatto privilegiato con Dio e la natura che si manifesta in poesie intrise di misticismo e simbolismo.
I poeti romantici veri e propri si suddividono in due “generazioni”: la prima generazione caratterizzata dall’amore per la natura e rappresentata soprattutto da William Wordsworth e Samuel Coleridge, la seconda generazione caratterizzata da uno spirito ribellistico e libertario e rappresentata da George Gordon Byron, Percy Bysshe Shelley e John Keats.
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