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Il Novecento

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Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento avviene un rinnovamento del sistema di valori e di conoscenze grazie alle scoperte scientifiche e agli sviluppi filosofici favoriti dalla mentalità positivista e al contempo dalle reazioni a essa, che diventano sempre più critiche con lo scoppio della Prima guerra mondiale e il crollo della fiducia nel progresso sociale ed economico e nei valori vittoriani. A ciò si aggiungono gli studi psicanalitici di Freud e le scoperte di Einstein, che su piani diversi contribuiscono a minare le certezze dell’uomo su di sé e sul mondo.

Queste tensioni si manifestano nella letteratura inglese innanzitutto nello sviluppo di un nuovo tipo di romanzo accanto a quello naturalista tradizionale, che pure mantiene una sua continuità.

A causa della mancanza di verità universali il narratore romanzesco non si sente più in grado di creare e gestire dall’alto vasti mondi narrativi di cui conosce ogni particolare, perciò si indirizza verso una narrativa individuale, limitata all’esperienza del singolo individuo e concentrata sull’esplorazione della mente umana e della soggettività, che si rivelano molto più complesse rispetto al passato.

Il primo autore a realizzare questo cambiamento è l’angloamericano Henry James, che imprime ai suoi romanzi grande profondità psicologica sottolineando molto il relativismo dei punti di vista, come dimostrano una delle sue opere più note, Il giro di vite e i numerosi scritti teorici sull’argomento.

L’analisi della psicologia individuale è centrale anche nei romanzi di Joseph Conrad, scrittore di origine polacca che grazie all’esperienza come marinaio in tutto il mondo acquisisce una profonda conoscenza della società e degli uomini, che mette in relazione e indaga nelle sue opere. Fra i romanzi più celebri Nostromo e Cuore di tenebra (famoso anche per essere stato l’ispiratore della storia del film di Francis Ford Coppola Apocalypse Now, ambientato nel periodo della guerra del Vietnam) nel quale denuncia la realtà del colonialismo affiancando all’indagine della corruzione sociale quella della corruzione morale e personale dell’uomo.

Innovativo più per i temi che per lo sperimentalismo tecnico è invece Edward Morgan Forster, figura isolata che nelle sue opere si concentra non sui singoli individui, ma sui problemi di relazione fra individui causati da convenzioni e differenze sociali. Il capolavoro di Forster, infatti, Passaggio in India è incentrato proprio sui difficili rapporti tra indiani e inglesi. Di particolare interesse è poi per questo autore la natura istintiva e passionale tipicamente italiana, tanto che proprio in Italia sono ambientati molti dei suoi romanzi, come Camera con vista.

La svolta poetica avviene invece con gli autori angloamericani Ezra Pound (I Cantos) e Thomas Stearns Eliot (La terra desolata, Assassinio nella cattedrale), inseriti nel movimento imagista. Quest’ultimo sostiene l’immagine come sostanza della poesia e quindi la necessità di utilizzare un linguaggio chiaro, scegliendo parole mai generiche, che creino immagini precise, non semplicemente ornamentali.

Figura insolita, ancora oggi molto popolare, Abraham (detto Bram) Stoker, scrittore irlandese, attivo a cavallo del ‘900, divenuto celebre come autore di Dracula, conosciutissimo romanzo gotico del terrore.

La grande rivoluzione nel romanzo, dopo lo sperimentalismo di inizio secolo, arriva con James Joyce, autore talmente particolare nella sua innovazione da influenzare gran parte dei romanzieri successivi, senza che nessuno arrivi a riprodurne in modo preciso la teoria estetica.

Durante la Prima guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi continua la disgregazione delle convenzioni tradizionali del romanzo, processo in cui emerge soprattutto l’abilità della scrittrice Virginia Woolf.

David Herbert Lawrence, fine romanziere psicologico e sociale, si guadagna una certa notorietà con Figli e amanti, ma divenne famoso per lo scandalo seguito alla pubblicazione di L’amante di Lady Chatterley, esaltazione dell’amore fisico.

I romanzieri successivi manifestano nelle loro opere tutto il pessimismo derivante dagli sconvolgimenti della guerra e dai suoi effetti, approfondendo oltre ai problemi psicologici soprattutto quelli politici e sociali. Questa tendenza si accentua durante il secondo conflitto mondiale, che presenta agli intellettuali inedite e spaventose questioni etiche e politico-sociali, affrontate, per esempio, da George Orwell nei suoi celebri La fattoria degli animali e 1984, rispettivamente favola satirica e romanzo, contro i totalitarismi.

La crisi di valori determinata dal conflitto influenza anche il romanzo degli anni Cinquanta, utilizzato come strumento di inquietante riflessione, di ribellione o di satira grottesca. Ben riuscito in questo ambito per l’angosciosa intensità visionaria è il romanzo Il signore delle mosche di William Golding.

Nel secondo dopoguerra lo sperimentalismo investe anche il teatro, che diventa con Samuel Beckett teatro dell’assurdo, espressione di una visione nichilistica della vita e della convinzione dell’insensatezza dell’agire umano, di cui è emblematico il dramma Aspettando Godot, scritto originariamente in francese. Stesso tema è ripreso nella trilogia Molloy, Malone muore e L’innominabile. Nelle opere di Beckett il lettore o lo spettatore diventano interpreti della trama, dandole un significato a volte personale, nel tentativo di spiegare tutto ciò che di insensato ci sia nella vita; l’universalità dell’opera consiste appunto nella capacità di adattarsi al lettore senza suggerirgli schemi preconcetti.

 

Manuale di cultura generale – Letteratura inglese – Il Novecento – Continua

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