Euripide (prima metà V sec. a.C.) è l’ultimo della triade dei grandi tragediografi dell’età classica. Nasce a Eleusi, presso Atene, e la sua produzione è coeva a quella di Sofocle, ma non altrettanto amata, perché la sua novità non viene immediatamente compresa.
Una delle sue prime innovazioni è la creazione di grandi figure tragiche femminili, come quella della sua più nota tragedia, Medea, che rappresenta il dolore e la follia della donna abbandonata per un’altra dall’eroe Giasone, su cui si vendica uccidendo i figli avuti da lui. Il dramma è soprattutto nell’animo della protagonista, straziata dalla gelosia, dalla frustrazione della propria impotenza e dalla consapevolezza dell’orrore degli atti che è decisa a compiere.
In tutte le tragedie euripidee, comunque, all’uomo è assegnata una centralità inedita: il conflitto oppone i protagonisti a sé stessi più che agli dei o al destino, e si svolge in una dimensione più quotidiana che eroica.
Un’altra caratteristica di questo autore è la scelta di raccontare gli episodi meno noti e usuali dei vari miti, per svilupparne aspetti inediti, come dimostra per esempio quello che è considerato il capolavoro di Euripide, le Baccanti, tragedia che rappresenta la vendetta di Dioniso sul re Penteo, contrario al culto di questa divinità e perciò trasformato in bestia agli occhi delle baccanti (donne in preda alla frenesia estatica), che lo fanno a pezzi durante i rituali dionisiaci.
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