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L’ortografia

Il testo sottoriportato è protetto dal diritto d’autore e ogni riproduzione (cartacea, elettronica, in Internet) deve essere esplicitamente autorizzata per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.

L’ortografia è la parte della grammatica che stabilisce le regole del modo corretto di scrittura in una data lingua. Come disciplina è piuttosto stabile, anche se esistono discussioni specifiche fra gli addetti ai lavori su casi specifici.

Il punto di partenza è l’alfabeto, completato dai segni grafici e dall’interpunzione. Più lettere, eventualmente con segni grafici, costituiscono una parola, il cui scopo è di rappresentare un significato compiuto.

Relativamente alle singole parole, si può definire il genere. Il genere è la categoria grammaticale presente nelle lingue indoeuropee; alcune distinguono tre generi, maschile, femminile e neutro (per esempio latino, greco, tedesco), altre, come l’italiano e il francese, soltanto due, maschile e femminile (non necessariamente connessi con il genere naturale).

Analogamente, il numero è una categoria grammaticale che serve a esprimere formalmente la quantità dei referenti. In italiano esistono il singolare e il plurale, ma in altre lingue la situazione è più complessa (nel cinese il numero non esiste e nell’arabo per esempio esiste anche il duale).

In una parola, la sillaba è un complesso di suoni che si pronuncia unito con una sola emissione di voce. La divisione in sillabe (sillabazione) è la divisione di una parola in sillabe.

Le regole di sillabazione sono piuttosto semplici (la suddivisione viene indicata dal trattino):

  • la sillaba italiana contiene sempre almeno una vocale.
  • Se la parola è del tipo CVCV (consonante-vocale-consonante-vocale ecc.), la sillaba inizia con la consonante e finisce con la vocale seguente. Esempio: ge-ne-ra-le.
  • La prima vocale di una parola fa sillaba a sé con l’eccezione di quelle seguite da una doppia consonante. Esempio: a-mi-co; ma at-to.
  • Vanno sempre separati i gruppi consonantici formati da coppie di consonanti uguali o dal gruppo cq. Esempio: pet-to; ac-qua.
  • Restano insieme gruppi consonantici che sono digrammi o trigrammi oppure formati con la s impura (che precede un’altra consonante, è detta anche s complicata). Esempio la-sa-gna perché <gn> è un digramma. Analogamente ca-sto-ro perché la s davanti alla t è impura.
  • Se le consonanti sono diverse e non rientrano nel caso precedente, occorre tener conto che una sillaba deve essere formata in modo che una parola in italiano possa cominciare con essa. Caso classico, la parola ampio: poiché nessuna parola in italiano comincia con mp la divisione sarà am-pio. Analogamente, mol-to, al-to, al-bum. Come regola mnemonica, l, r, m e n devono essere separate dalla consonante che le segue.
  • Se un gruppo consonantico è tale che potrebbe trovarsi all’inizio di parola fa parte della stessa sillaba. Per esempio, il gruppo tr è all’inizio di moltissime parole (treno, tremare), pertanto le due consonanti restano insieme: a-tro-ci-tà.
  • I gruppi vocalici vengono mantenuti uniti o no a seconda del caso che producano una sola emissione di fiato (come nel dittongo, per esempio Ma-rio) oppure due distinte (come nello iato, per esempio Ma-ri-a); è quindi fondamentale stabilire su quale vocale la parola è accentata perché è l’accentazione che produce una nuova emissione di fiato.

 

Manuale di cultura generale – Italiano – L’ortografia – Continua

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