Scoto Eriugena (XI sec.) rivendica per sé il diritto di un’interpretazione originale della rivelazione; facendo ampio uso della tradizione patristica, sintetizza una metafisica d’ispirazione neoplatonica, distinguendo nell’unità e totalità dell’essere quattro gradi o momenti, attraverso i quali la vita divina procede a formarsi, costituendo le cose, che sono manifestazioni di Dio, e da queste ritornando a sé stessa. Per evitare antropomorfismi, Scoto Eriugena ritiene che di Dio possiamo conoscere ciò che non è più che ciò che è.
Anselmo d’Aosta (XI sec.) elabora dapprima prove a posteriori per dimostrare l’esistenza di Dio; insoddisfatto del suo lavoro, propone successivamente prove a priori, proponendo un unico argomento (l’argomento ontologico): chi nega l’esistenza di Dio deve avere il concetto di Dio; avere il concetto di Dio significa pensare un essere di cui non si può pensare nulla di maggiore; ma ciò di cui non possiamo pensare nulla di maggiore, essendo il maggiore di tutti gli enti, non può non avere la caratteristica dell’esistenza.
Pietro Abelardo (XII sec.) può essere considerato come esponente del nominalismo (la concezione che nega ogni esistenza reale alle entità astratte come concetti e idee, riducendole a meri segni linguistici) moderato, in quanto affronta il problema degli universali (ciò che è comune a più realtà individuali, per esempio, le proprietà che definiscono una classe particolare di individui, un genere o una specie), all’epoca uno dei più dibattuti perché implica il rapporto fra pensiero, linguaggio e realtà. Egli ritiene che gli universali non posseggano una loro propria esistenza prima o scollegata dalle cose, né esistono al di fuori o nelle cose, ma vengono concepiti solo come nomi, come parole dotate di significato.
In contrasto con il pensiero del tempo, Abelardo distingue nettamente fra fede e ragione e la filosofia è conoscenza rigorosa che si attua nella logica, nella fisica e nell’etica.
Nell’etica sostiene per primo che la moralità degli atti non è la norma esteriore, ma l’intenzione con cui si compie un’azione.
Abelardo è noto soprattutto per la sua vicenda d’amore con Eloisa, nipote del canonico di Notre-Dame, della quale era insegnante. Sposata in segreto e avuto da lei un figlio, Abelardo viene scoperto dallo zio che lo fa evirare e rinchiude i due amanti in due monasteri.
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