Il XX sec. è molto importante anche per la cultura marxista; si accende la polemica fra ortodossi (Kautsky, Lenin, Stalin) e revisionisti come Bernstein, più propensi alla lotta politica piuttosto che alla rivoluzione conseguente alla lotta di classe.
In Italia, Gramsci propone la sua filosofia della prassi, mentre altri marxisti occidentali come Lukács e Bloch criticano l’ampliamento del marxismo dalla storia umana alla natura. Particolarmente importante è la scuola di Francoforte (con Marcuse, Fromm, Benjamin, Adorno e Horkheimer) che sviluppa una teoria critica della società, fornendo nel contempo una visione di un’umanità futura, libera e disalienata.
Durante il nazismo, i maggiori esponenti sono tutti costretti a emigrare. Dopo la guerra alcuni fanno ritorno in patria ed elaborano un pensiero critico e negativo dell’esistente, attraverso il quale tentano di smascherarne le contraddizioni (intolleranza razziale, autoritarismo, interazione di massa) tramite un modello che serva da spinta per un cambiamento sociale.
Da Freud la scuola riprende gli strumenti per un’analisi della personalità e i concetti di piacere e libido. Per la convinzione di un’azione politica diretta, Marcuse è preso come simbolo dalla contestazione studentesca degli ultimi anni ’60.
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