Agli inizi del XX secolo, grazie a Sigmund Freud, si sviluppa la psicoanalisi che finisce inevitabilmente per interessare anche la filosofia perché Freud contrappone all’idea dell’uomo della filosofia moderna, con razionalità e coscienza, l’esistenza dell’inconscio, chiaramente irrazionale, ma indagabile scientificamente.
Studiando le nevrosi, Freud definisce l’inconscio come il luogo dove il soggetto respinge le rappresentazioni mentali che sente inaccettabili e con le quali è in conflitto. Freud studia l’inconscio con sogni, lapsus, atteggiamenti con i quali l’inconscio esprime desideri repressi. Il legame fra nevrosi e sessualità lo spinge poi a studiare quest’ultima a partire dai primi anni di vita; celebre la definizione del complesso di Edipo, per cui il bambino ama il genitore dell’altro sesso in rivalità con il genitore del proprio sesso.
Per Freud la psiche ha tre aree, conscia, preconscia e inconscia, che interagiscono a causa delle pulsioni gestite dalla libido (energia sessuale). Più avanti, Freud ritocca la sua originaria teoria delle pulsioni (con la libido esiste una pulsione autodistruttiva) e definisce una suddivisione della mente che supera il semplice io. Nella filosofia moderna, infatti, l’io viene posto come principio basilare di ogni conoscenza. Il primo che ne parla in questi termini è Cartesio (il principio è da lui riassunto nella celebre proposizione Cogito ergo sum, penso dunque sono). Dal concetto di io dato dagli empiristi, per i quali esso assume un ruolo solo funzionale, si passa all’io puro di Kant inteso come percezione trascendentale, condizione necessaria per ogni conoscenza.
Gli idealisti fanno dell’io assoluto un principio base universale. Per l’esistenzialismo, l’io viene considerato l’espressione dell’essere nel mondo caratteristico dell’uomo. Da un punto di vista diametralmente opposto, Nietzsche rifiuta la nozione stessa dell’io, in quanto le forze eterogenee che agiscono nel soggetto non sono riconducibili a unità.
Nella fase finale della sua opera, Freud arriva a una partizione finale della mente in Es (la parte dell’apparato psichico in cui nascono le pulsioni), io e Super-io. L’io corrisponde all’insieme delle azioni di un individuo e costituisce l’interfaccia tra le richieste istintuali e il mondo esterno. Ha contenuti sia consci che inconsci. La parte inconscia dell’io emerge soprattutto nei meccanismi psicologici di difesa, mentre la parte conscia è quella che controlla il comportamento e il pensiero logico. Trovandosi a contatto con il mondo esterno, l’io mira a raggiungere un adattamento con l’ambiente che lo circonda. L’io aspira al piacere e si sforza di evitare il dispiacere.
Il Super-io può essere considerato corrispondente alla coscienza morale. Si sviluppa durante l’infanzia, tra i cinque e i sei anni, attraverso processi d’identificazione attuati dal bambino nei confronti dei genitori, i quali ai suoi occhi appaiono come l’autorità morale.
Carl Gustav Jung inizialmente collabora con Freud, ma ben presto si stacca dal suo pensiero; Jung modifica il concetto freudiano di libido, definendola un’energia psichica primaria che non sempre ha a che fare con la sessualità.
Oltre alla nuova concezione di libido, nella sua dottrina (psicologia analitica), Jung ipotizza l’esistenza di un inconscio collettivo, appartenente a tutti gli uomini e depositario dell’intera esperienza umana, i cui ricordi, detti archetipi, si ritrovano nelle leggende e nei simboli usati dai popoli o possono riemergere durante i sogni. Introduce poi l’introversione e l’estroversione come due caratteristiche di base della personalità individuale.
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