Passando attraverso l’approfondimento della teoria di Newton, Immanuel Kant (XVIII sec.) approda all’illuminismo e dà inizio a una ricerca che lo porta fino al superamento dei suoi concetti e ideali. Il decisivo incontro con lo scetticismo di Hume, che aveva teorizzato l’impossibilità di fondare la conoscenza e il sapere, lo induce a indagare sui fondamenti della conoscenza. Su questa via, Kant indaga la ragione come strumento di conoscenza, per scoprirne i limiti e le potenzialità.
L’innovazione operata da Kant consiste dunque nel portare l’indagine sul soggetto per valutarne la disponibilità di potenziali strumenti intellettuali e misurarne la validità. Sono questi i temi della Critica della ragion pura. La critica per Kant è il processo attraverso il quale la ragione prende coscienza di sé stessa, discernendo fra le conoscenze quelle alle quali può aspirare e rigettando quelle che non hanno fondamento. Kant individua in spazio, tempo e categorie le forme a priori valide universalmente che permettono all’intelletto di organizzare i dati ricavati dall’esperienza. Spazio e tempo sono studiati dall’estetica trascendentale che analizza le forme pure della sensibilità che condizionano il modo delle cose di apparire a noi, mentre le categorie (i concetti puri) sono studiati dalla logica trascendentale. Il contenuto del nostro sapere si limita al campo dell’esperienza (fenomeno) e non è possibile conoscere la cosa in sé (o noumeno) che sta dietro al mondo fenomenico.
Immanuel Kant
Superare il limite dell’intuizione uscendo dall’ambito del fenomeno comporta per la ragione una caduta nell’illusione e ciò rende impossibile la metafisica come scienza. Le tre idee dell’anima, del mondo e di Dio, fondamento del sapere metafisico, sono pensate dalla ragione e la ragione cade in errore quando attribuisce a queste idee un’esistenza reale con una conoscenza che è appunto illusoria.
Nella Critica della ragion pratica Kant si occupa di ciò che è bene e di ciò che è male, sottolineando l’importanza della ragione per dominare le passioni, in quanto una razionalità universale ci dice ciò che è giusto fare; secondo il concetto dell’imperativo categorico (una legge del dovere per il dovere), il principio guida della nostra azione, non proviene dall’esterno, ma solo dalla nostra decisione di obbedirgli. Per Kant non si deve quindi agire per la felicità, ma per il dovere.
Un’altra grande opera è la Critica del giudizio in cui Kant analizza il sentimento del bello, disinteressato e libero, ponendolo alla base del giudizio estetico.
La dottrina di Kant, nei fondamenti con cui ha agito nella filosofia moderna e contemporanea, è detta criticismo; capisaldi del criticismo sono l’impostazione critica del problema rinunciando a ogni deduzione metafisica, la determinazione del compito della filosofia di riflettere sulla scienza, la distinzione tra problemi della conoscenza e validità della conoscenza stessa.
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