Tra tensione e corrente esiste una relazione ben precisa, detta prima legge di Ohm: ai capi di un circuito elettrico, la differenza di potenziale elettrico è direttamente proporzionale all’intensità della corrente che l’attraversa (a temperatura costante). La costante di proporzionalità è detta resistenza elettrica. La legge di Ohm si può scrivere quindi con la formula
V= R·I.
La resistenza si misura in ohm: si definisce 1 ohm la resistenza elettrica fra due punti di un conduttore, attraverso il quale passa una corrente di 1 ampere, quando gli viene applicata una differenza di potenziale di 1 volt. Il termine resistenza si riferisce appunto all’ostacolo (resistenza) che il materiale conduttore oppone alla circolazione della corrente, quando ai suoi capi viene applicata una differenza di tensione. Tale capacità di opporsi allo spostamento delle cariche dipende dalle proprietà fisiche del materiale con cui è costruito il filo elettrico o, più precisamente, dalla sua struttura atomica e dalla temperatura. Questo concetto è espresso dalla resistività del materiale. A seconda di tali proprietà, si possono distinguere materiali isolanti, semiconduttori, conduttori o superconduttori. Tra i principali materiali isolanti vi sono il polietilene, la ceramica, il vetro, la mica. Esempi di semiconduttori sono il silicio e il germanio. I conduttori sono quasi tutti i principali metalli, come l’argento, il rame, l’oro o il tungsteno. I superconduttori presentano una resistività bassissima, al diminuire della temperatura: gli esempi più noti sono il gallio e il mercurio.
Dalla legge di Ohm si deduce che se la differenza di tensione (potenziale elettrico) è nulla, non ci può essere corrente. Questa legge è fondamentale in tutti i circuiti elettrici studiati in elettrotecnica. I circuiti elettronici sono un particolare tipo di circuiti elettrici in cui lo scopo del segnale è quello di trasportare informazione (analogica o digitale).
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