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La partita doppia

Il testo sottoriportato è protetto dal diritto d’autore e ogni riproduzione (cartacea, elettronica, in Internet) deve essere esplicitamente autorizzata per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.

La partita doppia il metodo contabile più utilizzato in assoluto; esso prevede la doppia e contemporanea rilevazione contabile dei valori quantitativi in due serie di conti che funzionano in modo contrapposto; i conti sono lo strumento che il metodo della partita doppia impiega per la rilevazione delle scritture contabili dell’azienda.

Le due serie di conti si riferiscono ai conti numerari e ai conti economici di reddito e di patrimonio.

Tutte le registrazioni contabili consistono nell’individuazione dell’aspetto originario e di quello derivato dell’osservazione e nella collocazione dei valori quantitativi delle operazioni in una determinata sezione (dare o avere) dei conti della prima serie e nella classificazione di tali valori nella sezione opposta dei conti della seconda serie; in tutte le registrazioni di partita doppia il totale degli accreditamenti deve coincidere con quello degli addebitamenti; la tipicità di tale metodo contabile, infatti, consiste proprio nel far funzionare in modo simultaneo e in modo contrapposto le due serie di conti.

Convenzionalmente, i valori quantitativi vengono inseriti nelle diverse sezioni dei conti in base a regole predeterminate.

  • Nei conti numerari, le variazioni numerarie attive (entrate di cassa, accrediti bancari, crediti maturati, estinzione di debiti) vengono registrate in dare (sezione di sinistra); le variazioni numerarie passive (uscite di cassa, addebiti bancari, debiti contratti, estinzione di crediti) vengono registrate in avere (sezione di destra).
  • Nei conti economici di reddito, le componenti positive (ricavi, proventi vari, storni di costi ecc.) vengono registrate in avere, mentre le componenti negative (costi, oneri vari, storni di ricavi ecc.) vengono registrate in dare.
  • Nei conti economici di capitale, infine, le variazioni attive del capitale netto devono essere registrate in avere; quelle passive in dare.

Vediamo un esempio semplicissimo di scrittura contabile, la registrazione di una fattura di acquisto in data 5 gennaio 2018 (abbiamo acquistato merci per un valore di 1.000 euro; l’IVA relativa ammonta a euro 220).

Nella fattispecie saranno movimentati tre conti:

  • Merci c/acquisti (si legge merci conto acquisti); è un costo, ovvero una componente negativa di reddito;
  • IVA c/acquisti (si legge IVA conto acquisti); è un credito che abbiamo verso l’erario;
  • Debiti v/fornitori (si legge Debiti verso fornitori); è un debito che abbiamo verso un nostro fornitore.

Il primo è un conto economico, gli altri due sono conti finanziari. Di seguito la registrazione della fattura:

Data di registrazione: 05/01/2018
ContoDareAvere
Merci c/acquisti1.000
IVA c/acquisti    220
Debiti v/fornitori1.220

In data 20 febbraio, l’azienda paga la fattura al proprio fornitore tramite un bonifico bancario; la registrazione sarà la seguente.

Data di registrazione: 20/02/2018
ContoDareAvere
Debiti v/fornitori1.220
C/C bancario1.220

A prescindere dalle movimentazioni effettuate, la somma algebrica dei valori riportati in dare e in avere è sempre e comunque zero.

Cristallizzando la situazione precedentemente esposta, avremo in dare il valore di 1.220 (somma del conto Merci c/acquisti e del conto IVA c/acquisti) e in avere lo stesso valore (in C/C bancario).

Nel corso di una gestione aziendale vengono utilizzati molti conti (che possono essere creati per le specifiche esigenze dell’azienda) allo scopo di classificare i vari fatti gestionali. L’insieme di questi conti è denominato piano dei conti.

Le registrazioni contabili possono essere semplici (si definiscono così quelle che prevedono la movimentazione di due soli conti), composte (addebitamento o accreditamento di un conto e simultaneo accreditamento o addebitamento di due o più conti) o complesse (simultaneo accreditamento e addebitamento di due o più conti).

Alla fine dell’anno contabile (il quale, tipicamente, coincide, salvo rarissime eccezioni, all’anno solare) potranno essere redatti due prospetti sintetici dei vari dati contabili che sono stati rilevati durante l’esercizio: stato patrimoniale e conto economico; il primo esprime la composizione e la struttura del patrimonio dell’azienda, mentre il secondo la determinazione analitica del reddito d’esercizio.

Vale la pena ricordare che la contabilità generale rileva anche molti fatti gestionali che non possono essere classificati sotto il duplice aspetto numerario ed economico; vi sono, infatti, movimentazioni numerarie che non vanno a intaccare l’aspetto economico (è per esempio il caso del pagamento di un fornitore con un bonifico; in questo caso vengono movimentati soltanto due conti finanziari) e movimentazioni economiche che non coinvolgono l’aspetto numerario (è per esempio il caso dei cosiddetti risconti attivi e risconti passivi, rispettivamente costi già sostenuti, ma di competenza di esercizi successivi, e ricavi già ottenuti, ma che non competono l’esercizio corrente).

La contabilità generale prevede infine le cosiddette scritture di assestamento (tecnicamente distinguibili in scritture di completamento, integrazione, rettifica e ammortamento); non si tratta di rilevazioni contabili che prendono in considerazioni scambi monetari, ma sono fondamentali per la determinazione della competenza economica di costi e ricavi. Vale la pena ricordare i ratei attivi e i ratei passivi (scritture che rilevano rispettivamente quote di ricavi e costi economicamente già maturati, ma che avranno manifestazione in esercizi successivi a quello preso in considerazione); gli ammortamenti (rilevazioni contabili grazie alle quali un costo pluriennale viene ripartito tra gli esercizi di vita utile del bene pluriennale, facendolo partecipare per quote alla determinazione del reddito dei singoli esercizi); i già citati risconti attivi e passivi e le rimanenze finali (rettifiche di costi da imputare al conto economico fra i componenti positivi).

La tenuta delle scritture contabili è obbligatoria per i soggetti che esercitano attività di impresa o di arti e professioni. Le norme specifiche sui diversi regimi di contabilità sono dettate dalla normativa fiscale. Per la tenuta della contabilità sono obbligatori i libri contabili che per gli imprenditori commerciali sono i seguenti:

  • libro giornale;
  • libro degli inventari;
  • libro delle scritture ausiliarie (ovvero il “mastro dei conti”);
  • registri Iva (acquisti, vendite e/o corrispettivi);
  • registro dei beni ammortizzabili;
  • registro delle scritture ausiliarie di magazzino.

 

Manuale di cultura generale – Economia – La partita doppia – Continua

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