Simbolo: P, numero atomico 15.
La scoperta di questo non-metallo risale addirittura al 1669 quando l’alchimista tedesco Brand lo scoprì dopo aver riscaldato il residuo dell’evaporazione dell’urina. Brand denominò il materiale ottenuto fuoco freddo a motivo dei fenomeni luminosi che caratterizzavano l’ossidazione di tale elemento. A temperatura ambiente è solido, ma sopra i 44 °C diventa subito liquido. In natura non è presente nel suo stato elementare, ma è assai diffuso sotto forma di fosfati, in particolar modo sotto forma di apatite. Allo stato nativo è costituito da un solo isotopo non radioattivo, ma in seguito sono stati preparati diversi isotopi artificiali; uno dei più noti è il fosforo-32, una sostanza particolarmente radioattiva il cui utilizzo principale è quello di tracciante nelle ricerche di tipo biologico. Il termine fosforo deriva dal greco e significa portatore di luce (è un elemento particolarmente reattivo e, in combinazione con l’ossigeno, nella sua forma allotropica nota come fosforo bianco o fosforo giallo emette una lieve luminescenza). Il fosforo bianco non è l’unica forma allotropica dell’elemento, si ricordano infatti anche quello rosso e quello nero. Il fosforo bianco può essere causa di diversi problemi; con il termine fosforismo, in medicina, si indica un avvelenamento cronico da fosforo o da suoi composti.
L’importanza biologica del fosforo è fuori discussione e, prevalentemente sotto forma di fosfato, prende parte a numerosi processi di tipo metabolico. Squilibri nel metabolismo e nei meccanismi di ricambio del fosforo possono essere causa di diverse patologie.
Nell’organismo di un soggetto adulto sono contenuti circa 650 g di fosfato; una buona parte (circa l’80%) è localizzata nelle ossa (sotto forma di fosfato di calcio o idrossiapatite). È presente, seppure in percentuali decisamente inferiori, nel flusso ematico e in altri liquidi biologici sotto forma di fosfato monosodico e come fosfato bisodico. A livello cellulare è presente sotto forma di fosfoproteine, fosfolipidi e fosfati organici.
Principalmente viene usato nella produzione di prodotti fertilizzanti. Altri utilizzi sono la fabbricazione di esplosivi, fuochi artificiali, pesticidi, detergenti, dentifrici e fiammiferi. Un cenno particolare va agli usi in metallurgia; nella stragrande maggioranza dei casi la presenza di fosforo dei metalli risulta dannosa; quando si producono determinati tipi di acciaio, per esempio, viene effettuata un’operazione denominata defosforazione perché la presenza del fosforo li rende più fragili; attraverso la defosforazione si contiene la presenza dell’elemento entro il limite fissato per legge. Negli acciai da bulloneria, invece, le percentuali risultano superiori perché si vuole aumentare la loro lavorabilità. Altri usi in metallurgia sono quelli come disossidante e come componente di leghe madri in cui le percentuali di tale metalloide variano dal 5 al 20% circa.
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