Raffaello Sanzio ebbe una breve vita a cavallo del 1500 (morì nel 1520 a soli 37 anni), ma ebbe modo di lasciare una grandissima impronta nella pittura rinascimentale.
Allievo del padre Giovanni Santi, collaborò in seguito con il Pinturicchio a Siena e con il Perugino in Umbria. Le prime opere furono influenzate dallo stile del Perugino (per esempio lo Sposalizio della Vergine), anche se hanno una capacità descrittiva e un’armonia compositiva superiore a quelle del maestro. Durante il soggiorno a Firenze conobbe anche Leonardo.
Nel periodo in cui si trovò a Firenze, Raffaello realizzò alcune importanti opere fra cui, per esempio, il Sogno del cavaliere, dipinto che risente ancora molto dell’influenza stilistica del Perugino e dotato di un’ammaliante atmosfera onirica, con il significato ultimo di invitare a scegliere la morale, il bene dello spirito invece di quello del corpo.
Trasferitosi a Roma conobbe Bramante e divenne uno degli artisti preferiti di papa Giulio II. A Roma venne incaricato di affrescare ben tre stanze vaticane, di decorare le Logge del Vaticano con storie del Vecchio e del Nuovo Testamento e di occuparsi dei cartoni per gli affreschi della cappella Sistina aventi come tema le Storie evangeliche; fu anche incaricato come architetto della fabbrica di San Pietro quando il Bramante morì. Numerose le donne dipinte da Raffaello, qui ricordiamo la Velata, opera raffigurante una figura femminile col capo coperto; la mezza figura visibile è ruotata verso sinistra con la luce che irradia l’immagine intera. Il volto incorniciato dal velo è dotato di naturale bellezza ed è ciò che attira l’attenzione dell’osservatore.
Raffaello Sanzio: La Velata
All’ultima pala d’altare (la Trasfigurazione) affidò il suo testamento artistico, compreso soprattutto dal Caravaggio nei valori di luce e di chiaroscuro.
Raffaello fu artista dallo stile autentico e riconoscibile per le composizioni pittoriche essenziali, ma sempre classicheggianti, gli spazi ridefiniti dalle architetture che acquisiscono importanza scenica e i soggetti umani dotati sempre di una bellezza eterea, ma mai artificiale.
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