La raziologia è la scienza che si occupa dell’uso della ragione nella comprensione della realtà che ci circonda. Ho coniato un neologismo perché la raziologia è molto distante dal razionalismo classico basato sull’assunto che la ragione umana possa essere la fonte di ogni conoscenza.
Realtà: gli scenari possibili
Per capire come si muove la raziologia occorre capire cosa sono gli scenari che sono presenti nella realtà.
Nella realtà esistono tre tipi di scenari: certi, di rischio e incerti. I primi sono pochissimi e limitati a quei casi in cui la logica può arrivare a stabilire il vero o il falso, i secondi sono quelli dove almeno conosciamo le probabilità degli eventi coinvolti; gli ultimi sono quelli in cui non si conoscono nemmeno le probabilità, anche se possiamo disporre di tutta una serie di dati.
Gli scenari certi, dominio della logica. Se so che una casa automobilistica ha annunciato una riduzione di prezzo del 10% su tutti i modelli in produzione, se X è un modello in produzione, ecco che posso aspettarmi logicamente un risparmio del 10% sull’acquisto di X.
Purtroppo tali scenari rappresentano una percentuale piuttosto piccola di quelli che troviamo nella vita quotidiana. Non è difficile accorgersi che una risposta razionalmente corretta al rapporto fra fumo e cancro polmonare non possa essere logica, ma statistica: posso per esempio dire che l’X% dei tumori polmonari è causato dal fumo, che l’Y% di chi fuma più di 30 sigarette al giorno sviluppa un cancro polmonare ecc. La statistica ci ha cioè insegnato che esistono scenari di rischio dove è possibile esprimere le probabilità associate agli eventi in gioco.
Procedendo nella nostra analisi, scopriamo, purtroppo ben presto, che moltissimi scenari non sono né certi né di rischio. Supponiamo che debba sostenere l’esame di chimica. Che probabilità ho di passarlo? A questa domanda alcuni statistici risponderanno sempre e comunque. Anch’essi sono vittima dell’illusione della certezza o meglio di un’evoluzione di essa, evoluzione che io chiamo dominazione del rischio: se riesco ad attribuire una probabilità a un evento lo domino. Così la scuola soggettivistica ritiene che sia corretto assegnare soggettivamente a un evento una probabilità, di fatto traducendo ogni scenario in uno scenario di rischio. In realtà, il semplice buon senso ci fa comprendere che una tale posizione è poco concreta. Di fronte a un evento, non esiste nessun mezzo oggettivo di stimare la probabilità che, di fatto, potrebbe essere il 10% per Tizio e il 90% per Caio. L’impiego della statistica diventa un puro gioco intellettuale, privo di ogni spessore pratico.
Il fulcro della scelta non sono i meccanismi logici né le probabilità degli eventi, ma sono i dati che ruotano attorno al problema, dati presenti e futuri. La capacità di acquisire i dati migliori (intelligenza acquisitiva) unita alla capacità di servirsene correttamente in funzione dei principi della logica e della statistica (intelligenza razionale) senza farsi influenzare dalla propria personalità (intelligenza affettiva) è alla base del processo raziologico.
Negli scenari incerti sarebbe assurdo cercare la certezza (illusione della certezza), il vero, il giusto: a essi si applica la teoria della scelta razionale:
la scelta meno criticabile è quella coerente,
che cioè non ha contraddizioni. Negli scenari incerti la logica e la statistica servono “solo” a trovare la soluzione più coerente.
Riassunto: realtà e raziologia
La raziologia ha tre armi, la logica, la statistica e la coerenza (teoria della scelta razionale) ognuno per i tre scenari possibili della realtà. L’obiettivo qual è? In termini molto semplici, fare la scelta meno criticabile!
A questo scopo è comune obiettare: “una persona razionale tratta i vari scenari della realtà con la logica. Giusto?”. Assolutamente no. La frase precedente è ciò che alcune materie scolastiche (filosofia, matematica ecc.) ci hanno fatto credere corretto, ma in ambito pratico porta le persone a una serie di errori.
1) L’illusione della certezza. Si pensa che si possa arrivare a definire cosa è vero, certo, giusto (morale assoluta) ecc.
2) Visto che la ragione non spiega tutto, occorre ricorrere ad altro. A prescindere che nemmeno le alternative (sentimento, fede ecc.) spiegano tutto (al più si limitano a proporre una soluzione), non si può spiegare tutto, quindi la raziologia non pretende di farlo. Occorre convivere con questa sensazione di impotenza, avere la dignità dei propri limiti. L’errore nasce come reazione al vecchio razionalismo che pretendeva che ogni scenario fosse “logico”. Nella vita reale (quindi anche nell’etica) la raziologia sostituisce la certezza con la coerenza. La persona intelligente ammette la propria ignoranza, non s’inventa soluzioni irrazionali!
3) Non conoscendo le basi della statistica (vedasi Migliora la tua intelligenza) negli scenari di rischio le persone si perdono.
4) Il giusto e il vero si possono definire, altrimenti che discutiamo a fare? L’errore nasce dall’ipervalutazione della logica e dalla pretesa che lo scenario che si sta trattando sia logico anziché incerto. Buffo il fatto che in molte persone siano presenti sia l’errore 2 sia l’errore 4, come in chi ritiene che in alcuni campi non si possa usare la ragione salvo poi quando parla di politica o di morale sostenere le sue tesi con locuzioni del tipo “è giusto”, “non è vero” ecc. In questi scenari non possiamo fare altro che essere coerenti.
La raziologia serve cioè per trovare gli errori, meno errori facciamo più probabilità abbiamo di trovare la strada desiderata.