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PageSpeed Insights

Prima di parlare di Google PageSpeed Insights, una breve premessa: migliorare la velocità di caricamento delle pagine di un sito è un obiettivo fondamentale. Senza affidarsi ciecamente alle mille statistiche che compaiono sul web, secondo cui l’utente medio non sopporta tempi di caricamento superiori a 2-3 secondi, è comunque evidente che un’eccessiva lentezza nell’offrire il contenuto al visitatore, che usi uno smartphone, un tablet o un PC desktop, non è certamente un buon biglietto da visita. Inoltre, è improbabile (per non dire impossibile) che esista un utente che si lamenta perché una pagina si carica troppo rapidamente…

Perciò, oltre a una progettazione intelligente del sito, è importante usare gli strumenti disponibili per monitorarne le prestazioni e ricavare suggerimenti pratici su cosa e come migliorare.

Che cos’è PageSpeed Insights?

PageSpeed Insights fa parte degli PageSpeed Service di Google:

  • è uno degli strumenti che Google mette gratuitamente a disposizione di chi crea e gestisce siti web. Con PageSpeed Insights potete misurare il rendimento di una pagina web rispetto a un indice di 100 punti: più alto è il punteggio ottenuto dalla vostra pagina, migliore è il suo rendimento sul web.
  • È focalizzato specificamente sul miglioramento della velocità delle pagine, per cui valutate sempre con attenzione se dedicare tempo e risorse ad applicare i suoi suggerimenti.
  • A differenza di altri strumenti analitici di Google, per usare PageSpeed Insights non dovete essere il proprietario del sito: è sufficiente digitare qualsiasi URL che volete analizzare.
  • Potete usare questo strumento dalla sua pagina web oppure installando l’estensione per Chrome o Firefox. La seconda opzione è utile per tutte le pagine web che, per qualsiasi ragione, non sono pubblicamente disponibili o che comunque Google non è in grado di analizzare e indicizzare (per esempio le aree di un sito web a cui si accede mediante una password).
  • PageSpeed Insights non utilizza un dispositivo reale per le misurazioni, bensì un webkit renderer, cioè uno strumento software in grado di emulare dispositivi mobili e desktop.
  • Fornisce i dati sia per l’ambiente mobile (ormai circa il 70% del traffico; attualmente, Lighthouse simula il caricamento di una pagina su un dispositivo di livello intermedio con connessione 4G) sia per quello desktop.

Come funziona PageSpeed Insights?

PageSpeed Insights analizza il contenuto di una pagina web e produce una valutazione numerica in centesimi e una serie di suggerimenti per gli interventi da effettuare su alcune aree di efficienza di un sito web.

Questo strumento considera in particolare una serie di parametri che non dipendono direttamente dalla qualità della connessione dell’utente, su cui ovviamente il proprietario di un sito non può in alcun modo influire. PageSpeed Insights vi indica invece tutte le misure che potete prendere per ridurre i tempi di caricamento della pagina.

I parametri considerati si basano su principi di base delle prestazioni web come, per esempio, le dimensioni dei dati in upload e download o le attività di caching, la configurazione del server web, la presenza di codice JavaScript e CSS ecc. PageSpeed Insights valuta ogni parametro e visualizza un indicatore che ne mostra il livello di efficienza in base al colore: verde, giallo o rosso.

Se la pagina che avete sottoposto ad analisi è una vostra pagina, starà al gestore del sito analizzare i risultati e decidere se e come intervenire per migliorare la situazione. Se invece si sta spiando la pagina di un concorrente, si deve sperare di trovare una sequenza completa di triangoli rossi! Altrimenti è opportuno cercare di capire come lo si può imitare.

E nonostante quello che si legge nelle pagine web del supporto di Google (“un punteggio di almeno 85 indica un buon rendimento della pagina”) non si deve cadere in depressione se si ottiene un punteggio inferiore: come vedremo, ci sono ancora molti dubbi che Google utilizzi il suo strumento come “fondamentale” per l’analisi SEO.

 

Come utilizzare PageSpeed Insights

PageSpeed Insights attualmente utilizza Lighthouse, un potente strumento creato da Google per analizzare velocemente un indirizzo URL e fornire report che dovrebbero essere utili agli sviluppatori e soprattutto a chi si occupa di SEO per ottimizzare il sito in funzione del posizionamento nei motori di ricerca. Infatti, la misurazione della velocità delle pagine di un sito dovrebbe avere un’importanza fondamentale. I condizionali sono d’obbligo perché come vedremo la realtà è ben diversa.

Come lavora Lighthouse? Ci sono 4 categorie principali che vengono usate da PageSpeed Insights unitamente ai dati forniti dalla Chrome User Experience Report.

PageSpeed Insights

Una volta raggiunta la pagina di PageSpeed Insights, digitate l’URL della pagina che volete esaminare nella casella e cliccate sul pulsante Analizza. PageSpeed Insights esegue l’analisi e, dopo circa un minuto, visualizza i risultati che PageSpeed riassume in questi blocchi:

  • Dati reali – Se disponibili sono i dati che provengono dagli utenti, dati che utilizzano l’esperienza proveniente dal set di dati di Chrome User Experience Report (CrUX).

  • Origin Summary – Fornisce un riassunto dell’origine (il sito) di riferimento della pagina con i dati degli ultimi 30 giorni.
  • Dati di prova controllati – Sono i dati verificati direttamente da Lighthouse emulando un dispositivo mobile (o desktop, la scelta è fatta con le linguette in basso a sinistra del campo di introduzione dell’URL).
  • Opportunità – Sono le ottimizzazioni che possono velocizzare il caricamento della pagina. Ogni suggerimento in questa sezione stima quanto più velocemente verrà caricata la pagina se il miglioramento è implementato.
  • Diagnostica – Ulteriori informazioni sulle prestazioni della pagina verificata.

I singoli blocchi contengono delle sottosezioni (per esempio Dati controllati contiene: Visualizzazione dei primi contenuti, Indice velocità, Tempo per interattività, Visualizzazione primi contenuti utili (Largest Contentful Paint), Tempo per interattività, Tempo di blocco totale, Variazione di layout cumulativa) che possono essere espanse per un ulteriore dettaglio e una migliore comprensione.

Un punteggio di 90 o superiore è considerato buono. 50 a 90 è un punteggio che deve essere migliorato e inferiore a 50 è considerato scarso.

Ogni metrica è contrassegnata ed etichettata con un’icona:

  • Il buono è indicato con un pallino verde
  • Il migliorabile è indicato con un quadrato arancione
  • lo scarso è indicato con un triangolo rosso.

Per tutte le metriche Google non usa la media, ma il 75 percentile, cioè il valore che è valido almeno per il 75% degli utenti, in tal modo si valuta una buona esperienza utente nelle condizioni più difficili del dispositivo e della rete.

PageSpeed Insights presenta una distribuzione di queste metriche in modo che gli sviluppatori possano comprendere l’intervallo di valori FCP, FID, LCP e CLS (gli ultimi tre costituiscono i Core Web Vitals) per quella pagina o origine. Questa distribuzione è inoltre suddivisa in tre categorie: Buono, Migliorabile e Scarso, indicato con barre verdi, arancioni e rosse. Ad esempio, vedere il 14% all’interno della barra arancione di FCP indica che il 14% di tutti i valori FCP osservati è compreso tra 1 e 3 ms.

PageSpeed Insights: l’utilità nella SEO

Questa era la situazione a maggio 2020:

PageSpeed Insigths era un tool sicuramente utile, ma di valore non “decisivo”.

Se si faceva una modifica al sito e la velocità peggiorava allora era il caso di riflettere. In assoluto, ci sono molti siti di successo che avevano punteggi molto bassi, a riprova del fatto che sembrava che Google volesse spingere in una certa direzione, mentre il mercato e i gusti dei visitatori in un’altra. Alcune considerazioni:

  1. Il mercato mobile è ormai sempre più importante, per cui si in teoria ci si dovrebbe focalizzare sul punteggio mobile. In realtà, sembra che Google continui a dare molta importanza al punteggio desktop (anche perché se il mobile rappresenta il 70% del traffico, il desktop raccoglie il 45% della pubblicità)
  2. I siti che ottengono punteggi buoni sono solo quelli che non hanno pubblicità (e questo limitava molto l’importanza di PageSpeed Insights); è difficile trovare un sito con pubblicità che abbia un punteggio sopra i 40. Comunque, è il caso di selezionare i fornitori di pubblicità anche in base a come deprimono il punteggio di PageSpeed.
  3. Google non sembrava tenere in nessun conto il risultato di PageSpeed per quanto riguarda la SEO (con buona pace dei presunti esperti SEO).
Google page speed

PageSpeed Insigths è un tool sicuramente utile, ma verrà ancora migliorato dai Core Web Vitals.

Cosa dovrebbe cambiare con i Core Web Vitals

Google si è accorto della difficoltà di coniugare le esigenze pubblicitarie del mercato con il mondo SEO che di fatto spinge buona parte del Web. La vecchia concezione di PageSpeed Insights era troppo tecnica e di fatto spesso inapplicabile per tutti quei siti che vivono di pubblicità, senza tener conto che i miglioramenti proposti a volte erano talmente cervellotici che solo siti di grandi dimensioni avevano l’interesse ad applicarli.

Per questo nella primavera del 2020 Google ha annunciato i Core Web Vitals, tre soli parametri (FID, LCP e CLS) che come dice il nome saranno essenziali per i Core Update della SEO, cioè gli algoritmi che periodicamente Google aggiorna (normalmente 3-4 all’anno) per ottenere le SERP (Search Engine Result Pages).

Dal maggio 2020 PageSpeed Insights misura i tre Core Web Vitals ed è diventato uno strumento non solo utile, ma anche di riferimento per chiunque voglia progettare o comunque valutare siti web.

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