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Pothos

Il pothos (Scindapsus o Epipremnum aureus) è una delle piante da appartamento più conosciute: si tratta di una pianta sempreverde rampicante della famiglia delle Aracee originaria delle isole del Pacifico e diffusa anche in Australia e in Asia, dove cresce all’esterno allo stato spontaneo. In natura ne esistono più di quaranta varietà diverse, ma nelle nostre case quella più comune è appunto la varietà aureus. Meno nota è la varietà Scindapsu spictus, dalle foglie di un verde più scuro e con puntini bianchi, originaria del Borneo. Le altre varietà differiscono essenzialmente per il colore delle foglie, che può virare verso il rosso o il bluastro con screziature argentate. Tuttavia, le caratteristiche delle varietà differenti, per quanto riguarda le cure colturali e le esigenze della pianta, sono essenzialmente le stesse.

In Italia, poiché il pothos non sopporta temperature inferiori a 10 °C, è allevato quasi esclusivamente come pianta da interni. I suoi lunghi tralci possono arrivare, in condizioni ottimali, fino a 8 m. Le foglie hanno la caratteristica forma a cuore, sono coriacee, lucide, di un verde brillante screziato di bianco nel caso la pianta riceva la corretta esposizione alla luce. Se invece è collocata in un luogo con scarsa illuminazione, le foglie assumono un colore uniforme. Pur non essendo velenose, le foglie contengono ossalati di calcio che, se ingeriti, possono causare ustioni alla bocca e al tratto digerente. In presenza di cani o bambini, occorre quindi sorvegliare che non ingeriscano grandi quantità di foglie. Viceversa, la sua presenza ha un notevole impatto sulla qualità dell’aria della casa, in quanto è in grado di eliminare anche elementi tossici potenzialmente presenti negli interni, come la formaldeide, il benzene e lo xilene.

Pothos: coltivazione

Per la facilità con cui può essere coltivato, il pothos è considerato tra le piante più facili da gestire, adatto anche a chi non è particolarmente portato per il giardinaggio. Di natura rampicante, può essere fatto salire lungo un tutore, tipicamente ricoperto di muschio sintetico, oppure allevato in una ciotola o un basket appeso e fatto ricadere verso il basso. Il pothos è così poco esigente in fatto di cure colturali che può essere allevato per anni in un vaso riempito d’acqua o, in modo permanente, con la coltura idroponica.

Golden Pothos

Golden Pothos

La sua unica esigenza specifica è una posizione molto luminosa, anche se al riparo dai raggi diretti del sole, filtrati o che siano dai vetri delle finestre. Teme inoltre le correnti d’aria. Le irrigazioni devono essere molto contenute in quantità, ma periodiche, in modo da lasciare il substrato leggermente umido, ma non inzuppato d’acqua. Se il pothos è fatto arrampicare su un tutore, è importante vaporizzare con acqua il substrato, perché lungo i tralci si sviluppano radici aeree in grado non solo di attaccarsi al sostegno, ma anche di assorbire l’umidità dell’ambiente. Il terreno non dev’essere di un tipo particolare, è sufficiente che sia leggero e poco predisposto ai ristagni idrici. Le operazioni di fertilizzazione sono semplici: si può aggiungere un concime per piante verdi nell’acqua delle irrigazioni una volta al mese o ogni due mesi, oppure del concime organico o uno a lenta cessione alla terra del vaso, almeno una volta all’anno. La produzione di fiori è in sostanza insignificante: i piccoli fiorellini sono visibili negli esemplari che crescono spontanei nelle regioni d’origine, ma raramente si possono ammirare nelle nostre case. Per questo motivo, il concime liquido più adatto è quello ad alto titolo di azoto per piante verdi. Nelle stagioni più calde il pothos può essere portato all’esterno, ma occorre fare molta attenzione a evitare i raggi diretti del sole. La posizione ideale è una molto luminosa, ma in ombra nelle ore centrali della giornata, al riparo dai venti.

Pothos: le avversità

Il pothos è una pianta molto resistente e generalmente soffre per cure colturali errate. Troppa acqua fa ingiallire le foglie o vi provoca la comparsa di macchie brune. Viceversa se si fa intercorrere troppo tempo tra un’innaffiatura e l’altra e il terreno secca troppo, le foglie seccano e cadono. La malattia più comune del pothos è l’infestazione del ragnetto rosso (Tetranychus urticae), un acaro molto ghiotto delle foglie di tante piante; infatti, colpisce, tra le altre, anche il pomodoro, la soia, il fagiolo e molte piante da frutta. L’infestazione del ragnetto rosso si presenta con la comparsa di puntini bianchi sulle foglie, dapprima sul lembo inferiore, dove generalmente alberga l’acaro. A causa delle sue piccole dimensioni, non è possibile scorgerlo a occhio nudo, ma le conseguenze della sua presenza possono essere molto gravi per la pianta. Infatti, l’acaro è in grado di generare colonie molto popolose. Siccome il parassita si ciba di clorofilla, le foglie a poco a poco si decolorano, seccano e muoiono. Senza clorofilla la pianta non è in grado di nutrirsi e può arrivare anche a morire. Per contrastare il ragnetto rosso, nel caso di una presenza massiccia, l’unica soluzione è l’uso di insetticidi specifici (come l’abamectina o l’etoxazolo). Il prodotto va diluito in una soluzione con acqua e spruzzato sulle foglie. I rimedi naturali contro il ragnetto rosso consistono nell’utilizzo di specie animali nemiche, come le coccinelle, ma sono soluzioni scarsamente praticabili in casa. Volendo evitare l’insetticida, si possono usare preparati a base di zolfo.

Se invece si esagera con l’umidità, il pothos può essere attaccato da forme di muffa grigia o dalla botrite (una malattia fungina). Il modo migliore per combatterle è assicurare alla pianta le condizioni ottimali di umidità, senza esagerare. Nel caso l’attacco si manifesti, esistono in commercio fungicidi specifici (si consiglia di leggere sempre attentamente le istruzioni d’uso).

Pothos: riproduzione

Riprodurre un pothos è facilissimo: è sufficiente tagliare un’estremità dei suoi lunghi tralci e metterla in acqua. Le talee così create devono avere tre o quattro foglie al massimo. In poco tempo, saranno in grado di generare le radici e a quel punto la piantina potrà essere trasferita nel terreno.

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