Il girasole (Helianthus annuus) è una pianta della grande famiglia delle Asteracee, che comprende moltissime altre specie che si distinguono per la bellezza ornamentale dei fiori, come le margherite, gli astri e i fiordalisi, solo per citarne alcune.
Il girasole è una pianta erbacea annuale: il suo nome deriva dalle due parole greche helios (=sole) e anthos (=fiore), con riferimento al fatto che i fiori, prima di schiudersi, seguono, ruotando, il movimento del sole (fenomeno chiamato eliotropismo). Dopo la fioritura, sono invece rivolti a est. Originario dell’America meridionale, il girasole fu una delle prime piante a essere importate in Europa nel Cinquecento.
Quello che è normalmente chiamato fiore è in realtà un’infiorescenza, o capolino, in altre parole un insieme di piccoli fiori, quelli esterni (chiamati fiori dei petali) e quelli interni (fiori del disco), che maturano e danno origine ai frutti. I fiori esterni sono di solito gialli, ma sono state selezionate varianti, a scopo ornamentale per il giardinaggio, di color arancione. Le infiorescenze possono avere un diametro che va dai 15 ai 30 centimetri circa.
La pianta di solito porta un solo fiore per fusto, ma sono state selezionate anche cultivar ornamentali con più di un fiore per piantina. La versione classica può raggiungere i 2-3 metri di altezza.
Coltivazione in orto del girasole
In orto o in giardino, per la bellezza e la vistosità del colore giallo dei suoi fiori, il girasole è coltivato non solo a scopo culinario, ma anche, e forse di più, a scopo ornamentale.
La coltivazione in piena terra, sia essa in orto o in giardino, non è difficile. Il girasole, infatti, non ha grandi esigenze, se non la presenza del sole: alla pianta servono almeno sei o sette ore di luce solare diretta per crescere in modo ottimale. Predilige i climi caldi, con una temperatura che non scenda mai sotto i 12-14 gradi centigradi. Essendo annuale, si può coltivare anche nell’Italia settentrionale (dove la semina sarà più tardiva, tipicamente ad aprile), mentre nelle zone più calde del Centro e del Sud può essere seminato già a marzo.
Per quanto riguarda il terreno, richiede un substrato fertile ben drenato e privo di ristagni idrici.
La concimazione più adatta è quella organica, a lenta cessione, da effettuarsi una volta sola al momento della semina o del trapianto.
L’impianto si fa mettendo due, al massimo tre semi per buca, facendo attenzione a distanziare adeguatamente le buche (40-70 cm) perché il girasole è una pianta molto esuberante e richiede spazio attorno durante la crescita. Eventualmente si diradano le piantine una volta raggiunti i sette cm di altezza e si trapiantano nella posizione finale. Vista l’altezza importante che la pianta può raggiungere, conviene munirla di tutori (la classica canna di bambù) per evitare che si spezzi alla presenza di vento.
L’irrigazione non deve essere abbondante, ma costante, un po’ come si fa con i pomodori.
La pianta di girasole non richiede potatura: è sufficiente una pulizia dalle foglie secche o dai rami spezzati.
Ovviamente, difficilmente la coltivazione in orto ha lo scopo di produrre piante per l’alimentazione (si consumano i semi), ma la loro presenza può rallegrare orti meno formali e i cosiddetti orti-giardini, dove, accanto alle specie coltivate per il consumo familiare, si mettono a dimora anche piante compatibili con le colture, per avere la bellezza dei fiori e tenere lontano insetti dannosi, come si fa con il nasturzio, la zinnia e le cosmee.
La coltivazione in vaso
Il girasole può essere coltivato anche in vaso, a patto che questo sia abbastanza profondo e capiente, di almeno 50 cm di diametro. In alternativa, è possibile scegliere le varietà più piccole selezionate per il giardinaggio (girasoli nani), che arrivano al massimo a 40-50 cm e per le quali vanno bene anche vasi leggermente più piccoli, ma non di molto, perché l’apparato radicale è comunque importante. Anche i girasoli nani fioriscono a luglio-agosto e hanno le stesse esigenze colturali del parente più grande: tanto sole e caldo.
Girasole: malattie e parassiti
Il girasole è una pianta molto resistente e non soffre di particolari patologie, se messo a dimora nella giusta posizione soleggiata e con il terreno ben drenato. Malattie e parassiti sono, infatti, legati all’eccessiva irrigazione e sono generalmente di natura fungina, come la muffa grigia (o botrite), l’oidio e la ruggine.
In orto o in giardino, per la bellezza e la vistosità del colore giallo dei suoi fiori, il girasole è coltivato non solo a scopo culinario, ma anche, e forse di più, a scopo ornamentale
Altra infezione molto pericolosa è la peronospora del girasole, causata da un ficomicete specifico (Plasmopara helianthi), che infetta anche i semi e il terreno. Le piante colpite a loro volta produrranno pochi semi e, nei casi più gravi, l’infezione può compromettere la vita stessa della pianta.
La lotta a questi funghi è generalmente di natura preventiva, con la scelta di semi certificati e con la messa a dimora in condizioni ottimali. Nel caso di attacco di malattie fungine, se nel proprio orto non si desidera ricorrere a sostanze fungicide di sintesi e/o sistemiche, si può scegliere la lotta biologica che prevede di irrorare le piante con estratti di equiseto oppure macerati di aglio o soluzioni a base di bicarbonato di sodio.
Girasole e piante affini
Il girasole è parente del topinambur (Helianthus tuberosus), come si deduce dai loro nomi latini assai simili. Entrambi hanno, infatti, la caratteristica di avere i fiori che seguono il movimento del sole.
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