L’elleboro è un genere di piante erbacee perenni della famiglia delle Ranunculaceae, originario dell’Europa, del Caucaso e dell’Asia minore. In Italia si trova anche spontaneo, vicino a corsi d’acqua o boschi e in generale nelle zone ombreggiate e umide.
Si presenta come un cespuglio compatto di modeste dimensioni, con foglie verde scuro e fiori tondeggianti e ampi, simili alla rosa canina, di solito bianchi con sfumature rosa o porpora. Esistono però numerose specie e varietà, alcune delle quali con fiori di diverse sfumature. La fioritura avviene in inverno o a inizio primavera.
Un tempo questa pianta veniva considerata un rimedio naturale contro le malattie mentali, reso però problematico dalla difficoltà di dosaggio in relazione alla tossicità della stessa, perciò oggi usata solo in ambito medico controllato per le sue proprietà cardiotoniche. La pianta inoltre contiene il principio attivo elleborina, con forti proprietà narcotiche.
Elleboro nero o Rosa di Natale
La specie di elleboro più conosciuta è senza dubbio l’Elleboro nero (Helleborus niger), più noto come Rosa di Natale, perché fiorisce a partire da dicembre fino a inizio primavera e ha molte caratteristiche in comune con le rose selvatiche. Viene perciò molto usato come pianta decorativa per la casa nel periodo natalizio, essendo anche molto comodo da coltivare in vaso o in composizioni come le ghirlande e i centrotavola.
Viene definito “nero” perché ha le radici molto scure, ma i fiori sono bianchi con le punte dei petali rosa o verdi. Per questo talvolta viene confuso con l’Elleboro bianco, nome erroneamente attribuito a una specie simile ma di un altro genere, il Veratro bianco (Veratrum album) delle Liliaceae.
In foto, Elleboro nero
Elleboro – Specie e varietà
Fra le 30 specie di elleboro ricordiamo le altre più note:
- Helleborus viridis (Elleboro verde), specie che non supera i 30 cm di altezza, con fiori verdi e foglie di forma palmata, e che cresce spontaneamente nel Nord Italia.
- Helleborus argutifolius (Elleboro della Corsica), originario di Corsica e Sardegna, con fiori giallo-verdi.
- Helleborus foetidus (Elleboro puzzolente), così chiamato per il forte odore sprigionato dalle foglie quando vengono lacerate, con fiori pendenti verde chiaro e foglie lucide, diffuso in aree montagnose.
- Helleborus lividus (Elleboro grigio), proveniente dalla Spagna, caratterizzato da un forte sviluppo in larghezza e da foglie scure con margini dentellati pungenti, mentre i fiori vanno dal verde pallido al rosa tenue.
- Helleborus orientalis (Elleboro orientale), specie originaria della Grecia e dell’Asia minore, con caratteristici fiori rosa intenso o rossi, molto facile da coltivare, ma soggetta ad attacchi di parassiti frequenti. È molto utilizzato per creare ibridi per il suo particolare colore.
In foto, Elleboro verde
Coltivazione e cura
La coltivazione dell’elleboro è facile sia in giardino, sia in vaso. L’esposizione ideale per l’elleboro è all’ombra, infatti questa pianta teme il caldo e il sole diretto e predilige l’umidità e le temperature fresche, per questo, anche se coltivata in casa, ogni tanto va portata in giardino o in balcone. Il terriccio deve essere argilloso, ricco di calcio e ben drenato.
Se si sceglie di coltivare l’elleboro in vaso, le dimensioni del contenitore andranno adeguate alla varietà prescelta: quelle più piccole prediligono spazi ridotti, mentre quelle con una crescita maggiore, pur rimanendo piante non ingombranti, richiedono vasi ampi e profondi per sviluppare il proprio apparato radicale (per esempio l’Elleboro nero). È consigliabile unire al terriccio torba e sabbia per evitare il ristagno idrico.
Poiché non teme le temperature rigide, però, l’elleboro è molto adatto anche alla coltivazione in piena terra, all’aperto, dove la crescita sarà maggiore, purché venga tenuto all’ombra o in una collocazione dove riceva luce solo nelle prime ore del mattino. La messa a dimora in piena terra va effettuata in autunno, lavorando molto il terreno in modo che risulti morbido, preparando una buca che sia profonda il doppio del pane di terra originario dell’esemplare di elleboro prescelto e ponendo sul fondo concime a lento rilascio. Sulla base della pianta andrà posta una pacciamatura di materiale organico. Dopo la messa a dimora, l’elleboro va annaffiato abbondantemente e non va toccato per molto tempo, infatti è sensibile ai trapianti.
Sia in vaso sia in piena terra l’elleboro va sempre annaffiato con regolarità, perché necessita di un terreno costantemente umido, evitando però i ristagni idrici.
La concimazione va effettuata nel periodo primaverile con del concime organico, preferibilmente stallatico, mentre la potatura si può limitare alla rimozione dei fiori secchi in primavera e delle foglie rovinate in inverno, per stimolare una nuova crescita.
La moltiplicazione dell’elleboro può avvenire per semina o per divisione dei cespi. Il primo metodo non garantisce esemplari identici alla pianta madre e si effettua in estate, spargendo i semi sul terreno e ricoprendoli con terriccio e ghiaia fine, fino a che, dopo circa 8 mesi, non compaiono i primi germogli; la prima fioritura avverrà dopo 2 o 3 anni. Il secondo metodo, invece, garantisce nuove piante identiche alla pianta madre e va effettuata in autunno, prelevando porzioni di radici comprese di germogli e trapiantandole, facendo attenzione a non danneggiare la pianta, che è sensibile ai maneggiamenti.
Tutte le parti dell’elleboro sono tossiche per l’uomo e per gli animali, perciò bisogna maneggiarlo con cura, sempre con i guanti, e fare attenzione agli animali domestici.
Parassiti e malattie
L’elleboro è soggetto ad attacchi di parassiti specifici come il minatore delle foglie (Phytomyza hellebori), una piccola mosca che scava il nido nelle foglie di questa pianta, depositandovi le larve, che le mangiano poco a poco. È necessario intervenire tempestivamente eliminando le foglie malate e spruzzando un insetticida apposito. Un’altra minaccia è l’afide macrosiphum hellebori, che ricopre fiori e foglie di una muffa fuligginosa e va combattuto con insetticidi specifici, da non utilizzare però nel periodo di piena fioritura.
Fra le malattie, oltre a quelle fungine causate dal ristagno idrico (come la muffa grigia), bisogna prestare particolare attenzione alla cosiddetta “morte nera dell’elleboro” o “virus della necrosi netta dell’elleboro”, un virus che blocca la crescita della pianta e provoca striature nere sulle foglie. Purtroppo non c’è cura e la pianta infetta va estirpata.
Nota – Quando sono italianizzati, i nomi delle piante (rosa, geranio, elleboro ecc.) vanno in minuscolo; restano maiuscoli quando si usa la corretta dicitura botanica che vuole il genere in maiuscolo e la specie in minuscolo: Rosa alba.
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