“Scritto nel suo DNA“, “è predisposto geneticamente” oppure “i cromosomi X o Y determinano il sesso del nascituro”: sono frasi ormai comunissime. Se però si chiede a cento persone l’esatto significato dei termini sopra riportati, si scopre che pochissime di loro avranno le idee chiare. Questa serie di lezioni di genetica vuole cercare di facilitare la comprensione di tali termini, formando una “coscienza genetica” che spieghi quegli aspetti che sono utili a tutti.
Incominciamo partendo dal DNA. Sappiamo che l’unità di base degli esseri viventi è la cellula. Il nostro corpo è formato dall’unione di miliardi di cellule, ma guardandoci allo specchio non abbiamo l’aspetto di un mosaico formato dalla ripetizione di un unico tassello: le cellule che formano la nostra pelle esempio “sanno”, per esempio, che il loro ruolo è quello di rivestire, mentre le cellule che formano i muscoli “sanno” che il loro ruolo è quello di contrarsi. Altre cellule “sanno” quale sarà la nostra altezza finale, il colore dei nostri occhi e capelli, se somiglieremo più a nostra madre o a nostro padre.
Come è possibile che queste cellule “sappiano”? Deve essere presente un qualche tipo di messaggio all’interno di ogni singola cellula che viene a sua volta conservato e tramandato di generazione in generazione; una specie di “libretto delle istruzioni” da dove la cellula attinge per ricavare il suo ruolo all’interno del corpo.
Le funzioni: il linguaggio delle cellule
Quando comunichiamo tra di noi, riceviamo e inviamo un messaggio scritto nella nostra lingua, codificato dalle regole della sintassi, formato da parole a loro volta composte dalle 21 (o, più modernamente, 26) lettere dell’alfabeto.
Ebbene, proprio come noi, le cellule possiedono un alfabeto, con la differenza che esso è costituito da sole quattro lettere (A, C, T, G) che unite tra di loro formano parole. Le quattro lettere si presentano fisicamente come quattro molecole diverse (basi azotate), l’adenina, la citosina, la timina e la guanina. Così come per noi il foglio di carta rappresenta il supporto dove andiamo a scrivere le nostre parole, così le quattro molecole sono incastonate su uno scheletro che le mantiene in sede una dopo l’altra. Le basi azotate incastonate nello scheletro formano un singolo filamento di DNA.
Come è possibile notare dall’immagine, il DNA non è a singolo filamento, ma a doppio. Ogni base azotata è legata secondo regole specifiche alla sua base azotata complementare, a sua volta incastonata in uno scheletro, secondo la regola
Adenina —> Timina
Guanina —> Citosina.
Il DNA così legato è formato da due filamenti che si arrotolano su sé stessi a formare un’elica. L’elica può essere paragonata a una scala a chiocciola dove i gradini sono le basi azotate e lo scheletro è la struttura dove poggiano i gradini.
Ora che conosciamo le lettere e il modo in cui si presentano, impariamo la sintassi della cellula.
Diversamente dalle nostre, le parole della cellula sono tutte lunghe tre lettere e per questo vengono chiamate triplette. Dato che abbiamo solo quattro lettere disponibili è facile dedurre che il totale delle parole possibili è 43 (64). Inoltre non esistono né spazi né punteggiatura; nonostante possa sembrare uno svantaggio, in realtà la cellula in questo modo risparmia spazio perché sa che ogni tre lettere finisce la parola appena letta e comincia la nuova.
Proviamo con un esempio pratico.
Abbiamo appena vinto una maratona e vogliamo ringraziare le cellule dei muscoli delle nostre gambe per aver retto lo sforzo.
Facciamo finta che TAG significhi “grazie”, ATC significhi “mille” e CGT significhi “cellule”, il messaggio da inviare dovrà essere scritto nella seguente forma:
TAGATCCGT
che le cellule leggeranno correttamente come “Grazie mille cellule”.
Crediti
Pietro Cappelletti
Studente Facoltà di Medicina
Università di Roma Sapienza
(“un esempio di come la laurea sia una condizione facilitante, ma non necessaria alla comprensione di una materia”, R. Albanesi).