L’abito non fa il monaco è un noto detto di origine proverbiale molto utilizzato anche al giorno d’oggi. Il detto viene citato anche ne I promessi sposi (il Conte zio, rivolgendosi al Padre provinciale che aveva difeso Fra Cristoforo e “la gloria dell’abito”, capace di far sì “che un uomo, il quale al secolo ha potuto far dir di sé, con questo indosso diventi un altro”, risponde: “Vorrei crederlo; ma alle volte, come dice il proverbio…l’abito non fa il monaco“).
Il significato del detto è decisamente intuitivo; con questa espressione si vuole sottolineare che è sempre opportuno diffidare delle apparenze perché molto spesso sono ingannevoli; in altri termini, si vuole ricordare che non è sufficiente l’apparenza a cambiare la realtà e che l’aspetto esteriore non rende migliori di quello che si è veramente.
L’origine del detto si perde in tempi lontani; varie sono le ipotesi. È possibile che abbia tratto ispirazione dall’antico detto latino “Cucullus non facit monachum” ovvero “Il cappuccio non fa il monaco“. Si deve considerare che in epoca medievale, molti viaggiatori erano monaci che ricevevano accoglienza ed erano molto rispettati in virtù dell’abito che indossavano; ciò suggerì però anche a molti malfattori di utilizzare l’abito monacale per trarre in inganno le loro vittime.
Lo stesso significato del detto è attribuibile a un ammonimento di Sant’Anselmo (XI secolo) che recita: “Non tonsura facit monachum… sed virtus animi” che significa “Non è la tonsura a fare il monaco… ma la virtù dell’animo”.
Detti simili o dal medesimo significato sono “Non è l’abito che fa il cinico, ma il cinico l’abito” oppure “La barba non fa il filosofo“; quest’ultimo detto è attribuito a Plutarco, scrittore e filosofo greco.