In cauda venenum è una notissima locuzione latina la cui traduzione letterale è il veleno nella coda; è un’espressione che si ispira allo scorpione, un aracnide che ha il pungiglione nella coda e quindi in fondo al corpo.
Oggi, in cauda venenum è un modo di dire utilizzato con varie sfumature di significato; lo si usa per esempio per far notare che molte volte la parte finale di un’impresa è quella che crea maggiori difficoltà; talvolta per dire che il peggio viene per ultimo, ma, soprattutto, è usata per riferirsi a un discorso mellifluo, cominciato con finta benevolenza, che termina in modo offensivo, con una stoccata finale, rivelando l’astio che è stato fin lì ipocritamente nascosto. È paragonabile, in sostanza, alla morale della famosa favola di Fedro nella quale la volpe loda il candore del corvo e la sua bella voce per strappargli poi il formaggio di bocca.
(Il linguista Tullio De Mauro, invece, ha contestato l’operazione sia per il fatto che coinvolge «un’intera facoltà», sia perché tutto questo avviene non in un’università privata, ma in quella pubblica. E, in cauda venenum: «Non aiuta a migliorare la conoscenza della lingua madre; e questo ha effetti negativi sull’intelligenza»; La Stampa, 12 aprile 2012).
(“A Palermo è emergenza rifiuti ma la politica si logora con lo scaricabarile di prammatica e dulcis in fundo o, per meglio dire, in cauda venenum ecco ricomparire l’ex sindaco Diego Cammarata, chiamato in causa dall’attuale Primo cittadino, Leoluca Orlando, che lo ha additato come uno dei responsabili delle condizioni in cui versa la Rap, l’azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti nel Capoluogo“; ilsicilia.it, 29 dicembre 2018).
Nell’ambito letterario, l’espressione in cauda venenum è generalmente riferita a Marco Valerio Marziale, poeta romano, considerato il maggior epigrammista in lingua latina; i suoi epigrammi, in effetti erano caratterizzati da satiriche stoccate finali particolarmente velenose e caustiche. Sempre in riferimento a Marziale, si usa con lo stesso significato l’espressione fulmen in clausula.
Una variante non comune, ma corretta, è venenum in cauda.
Il morso degli scorpioni può causare febbre e forti dolori, ma in genere non è mortale
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