Colpo di coda è un’espressione figurata utilizzata con due sfumature di significato.
In una prima accezione fa riferimento a un’ultima disperata reazione aggressiva di una persona, di un’istituzione, di un gruppo, di una squadra ecc. che, trovandosi ormai prossimi alla sconfitta, tentano il tutto per tutto.
L’immagine che ha dato vita a questo curioso modo di dire è quella del serpente che, ormai ferito a morte, fa un ultimo tentativo di liberarsi del nemico colpendolo con la coda. Di seguito un paio di esempi.
(«Qualcosa si muove nell’Islam, la reazione alla violenza terrorista passa per la riscoperta del pietismo, una religiosità più devota e meno politica». «Quello di Strasburgo è l’ultimo colpo di coda dello jihadismo come lo abbiamo conosciuto finora». Felice Dassetto, professore emerito dell’Università di Louvain nonché decano degli islamologi europei, guarda già oltre l’attentato del mercatino di Natale: cosa ci aspetta adesso? Sì, perché, ammonisce il fondatore del Centre Interdisciplinaire d’Études de l’Islam dans le Monde Contemporain, archiviare la radicalizzazione con la fine dello Stato Islamico sarebbe piuttosto ingenuo”; La Stampa, 20 dicembre 2018).
(“Le due diplomazie parallele hanno lavorato sotto traccia senza risparmiarsi, ottenendo infine il risultato desiderato da entrambe (quella di Veltroni e quella di Bertone): correggere la “gaffe” di papa Ratzinger, ristabilire rapporti amichevolmente corretti tra le due sponde del Tevere, mettere allo scoperto l’ultimo colpo di coda di Ruini, autore del dossier cui si era ispirato il Papa per la sua improvvida sortita. Ruini sta facendo i bagagli, tra poco lascerà il Vicariato (per limiti d’età)”; la Repubblica, 13 gennaio 2008).
In una seconda accezione rappresenta l’ultima manifestazione di un evento, una situazione, una stagione che si avviano a conclusione.
(“Temperature crollate, forte vento, persino neve. Colpa di coda dell’inverno in queste ore anche al sud. La neve sta scendendo anche a quote relativamente basse”; La Stampa, 25 marzo 2020).
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