La tintura madre è una preparazione liquida ottenuta estraendo da una pianta la parte che ne costituisce la droga (cioè i principi attivi) tramite o macerazione con un opportuno solvente. Il solvente più utilizzato nelle tinture madri è una soluzione idroalcolica (acqua + alcool) con una gradazione alcolica variabile (il più delle volte compresa fra i 60° e gli 80°) a seconda della solubilità degli attivi da estrarre, quindi del tipo di pianta. Si aggiunge acqua distillata all’alcol puro per raggiungere il grado alcolico richiesto. Questa tecnica consente di conservare a lungo i principi attivi estratti, senza alterarli, e di assumerli facilmente.
La Farmacopea ufficiale italiana stabilisce che per la tintura madre la soluzione idroalcolica (acqua + alcool) venga aggiunta alla pianta in un rapporto di 1 a 10. Questo rapporto viene ottenuto considerando come punto di partenza il peso della pianta secca e la macerazione nella soluzione che ne risulta deve durare circa 21 giorni. Trascorso questo tempo, il macerato ottenuto viene sottoposto prima a filtraggio, poi attraverso la procedura di spremitura viene posto a riposo per almeno due giorni, in un luogo completamente al buio, al riparo dalla luce diretta.
La base di partenza per produrre una tintura madre può essere sia la pianta fresca sia la pianta secca, ma convenzionalmente nel primo caso si parla di tintura madre, nel secondo, più specificatamente, di tintura officinale.
In ogni caso, perché sia efficace, la pianta deve essere raccolta dal suo habitat naturale e nel suo tempo balsamico, cioè nel periodo in cui la sua produzione di principi attivi è maggiore. Le parti della pianta coinvolte possono essere fiori, foglie, radici, frutti, semi, corteccia.
Questa preparazione costituisce il nucleo di molti rimedi naturali e consente di sfruttare le proprietà di una pianta al massimo della loro efficacia.
Tintura madre: a cosa serve?
La tintura madre è un rimedio erboristico che può essere usato per trattare diversi disturbi, a seconda delle proprietà del principio attivo della pianta in questione. La preparazione può essere semplice se è realizzata con solo una specie di pianta, oppure composta se è ottenuta con più di una specie vegetale, per trattamenti più complessi. La tintura viene chiamata “madre” proprio perché spesso è il punto di partenza per altre preparazioni erboristiche.
In tutti i casi si assume versando un quantitativo di gocce stabilito dall’erborista o dal proprio medico curante in un bicchiere d’acqua riempito per metà: l’assunzione per via orale in forma liquida permette un assorbimento immediato dei principi attivi, che non avviene invece assumendo per esempio delle compresse.
La durata massima di una tintura madre è di circa cinque anni
Ecco alcuni esempi di tintura madre con la sua funzione:
- carciofo o tarassaco, per un effetto depurativo;
- tintura madre di melissa, di finocchio oppure di rosmarino per favorire la digestione;
- rusco o mirtillo nero per la circolazione;
- tintura madre di passiflora contro insonnia e stress.
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