Il biancospino (Crataegus oxiacantha o Crataegus monogyna) è una pianta arbustiva appartenente alla famiglia delle Rosacee; è diffuso in tutta Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo. È una pianta particolarmente adatta alla realizzazione di siepi difensive e allo stesso tempo molto ornamentali perché ha fiori molto decorativi e piccoli frutti di colore rossastro che restano sulla pianta anche durante la stagione invernale; le foglie hanno forma ovale e sono di colore verde più o meno scuro.
Coltivazione del biancospino
Si tratta di una pianta molto rustica che si presta benissimo a essere coltivata anche negli ambienti cittadini e all’aperto per tutto il corso dell’anno, anche in quelle parti d’Italia dove gli inverni sono molto rigidi e le temperature notturne scendono sotto fino ai -15 °C.
La coltivazione del biancospino non richiede cure particolari, eccezion fatta per la potatura prima della ripresa vegetativa; questa dovrà infatti essere molto accurata, si dovranno eliminare sia tutti i rami secchi che quelli che hanno la tendenza a uscire dal disegno stabilito per la siepe.
La messa a dimora dovrebbe essere fatta in luoghi soleggiati o comunque dove possa ricevere la luce del sole per diverse ore durante il giorno.
Il substrato di coltivazione ideale è rappresentato dal terreno calcareo; è quindi opportuno evitare di piazzarlo in aiole dove si trovano anche piante acidofile.
Le piante messe a dimora da poco tempo possono aver più bisogno di irrigazioni durante l’estate, in particolar modo se si sono registrati periodi di siccità particolarmente lunghi.
Le concimazioni devono essere effettuate nel corso della stagione primaverile e durante quella autunnale; si possono utilizzare stallatico maturo o concimi granulari a lenta cessione.
Biancospino in fitoterapia
Tradizionalmente, in ambito fitoterapico, il biancospino viene utilizzato come ricostituente, antidiarroico, cardiotonico, ipotensivo e ansiolitico.
La droga utilizzata viene estratta dai fiori, dalle foglie e dai frutti; fra i principali componenti della droga ricordiamo i flavonoidi, amine biogene, tannini, glicosidi cianogenetici e saponine.
L’uso principale del biancospino è quello di cardiotonico e ipotensivo.
La pianta sembra infatti possedere azioni coronariodilatatrice, vasodilatatrice e inotropa positiva (l’inotropismo è la capacità del cuore di variare la forza di contrazione); viene spesso consigliato nei casi di angina pectoris, aritmia e ipertensione arteriosa; si impone quindi una doverosa riflessione: demandare la cura di problemi di tipo cardiovascolare al biancospino non sembra essere una scelta particolarmente sensata e, dal momento che la sua assunzione potrebbe potenziare in modo indesiderato l’azione di farmaci di sintesi ad azione antipertensiva, antianginosa, antiaggregante e antiaritmica, è assolutamente sconsigliato il suo utilizzo a chi assume questa tipologia di medicinali; la controindicazioni all’utilizzo vale anche per le donne in stato interessante, per quelle che allattano e per i bambini di età inferiore ai 12 anni.
Per quanto riguarda le altre indicazioni terapeutiche ci limitiamo a ricordare che l’efficacia dei prodotti fitoterapici, e conseguentemente anche quella del biancospino, è molto limitata.
In alcuni casi, in seguito all’assunzione di preparati a base di biancospino si potrebbero manifestare effetti indesiderati quali palpitazioni, tachicardia, dispnea, vampate di calore, mal di testa, disturbi gastrointestinali e flatulenza.
Ecco come Wikipedia tratta l’argomento Biancospino.