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Comprare oro

In questi ultimi tempi in cui è difficile orientarsi verso qualunque tipo di investimento, comprare oro potrebbe essere una soluzione; ma comprare oro è così conveniente?

Per rispondere alla domanda di inizio articolo è necessario liberarsi del senno di poi (“Ah, se avessi investito in oro un anno fa“) e verificare se veramente l’oro rappresenta un bene non solo rifugio, ma anche inattaccabile.

Si consideri questa tabella:

AnnoValore dell’investimento (20 agosto)
19711
19814,13
19911,75
20011,75
20115,91
20165,44
20175,14
20184.80

Nella colonna di destra c’è il valore dell’investimento, scorporato dall’inflazione e dalla valuta (il prezzo dell’oro è in dollari, prima c’era la lira, ora c’è l’euro).

Si vede subito che chi, 47 anni fa, avesse deciso di comprare oro, avrebbe guadagnato decentemente; il capitale si è quasi (realmente) quintuplicato (un interesse composto superiore comunque al 4%, un dato che fa molta meno scena del fattore 5).

Se si considerano la prima e l’ultima riga sarebbe banale concludere che sul medio-lungo periodo comprare oro conviene. Questo è il classico errore che portava anni fa a sostenere che nel medio-lungo periodo investire in azioni (oppure in case) fosse conveniente, ma, se si considerano le altre righe della tabella, si vede che non è così. Infatti, chi ha investito nel 1981, dopo 30 anni avrebbe avuto un incremento reale del 43,1% (cioè un interesse annuo composto dell’1,20%). La cosa demotivante è che dopo 10 anni (1991) il suo investimento si sarebbe ridotto al 42,37% con una perdita enorme. La situazione è rimasta stabile per 10 anni e solo negli ultimi anni si è sbloccata. Quindi, chi ha deciso di comprare oro nel 1981 ha dovuto attendere quasi 30 anni prima di rivedere un segno positivo. Un po’ meglio, ma non troppo per chi ha investito nel 1991, con un guadagno netto del 337% dopo 20 anni (con un interesse annuo composto del 6,26%). Chi però ha investito nel 2011 è in perdita secca nel 2018.

Insomma, i dati positivi sono tutti merito del 2011; niente ci mette al riparo dal fatto che nei prossimi 30 anni il prezzo dell’oro possa di nuovo scendere. Infatti, negli ultimi anni si è perso circa l’8%, Certo, può anche salire nuovamente (ma allora vorrebbe dire che l’economia si sta sfasciando).

La conclusione? Probabilmente comprare oro conviene nell’ottica della diversificazione: poiché il mercato azionario è in controtendenza rispetto all’oro, fare un mix con il 50% di azioni e il 50% di oro rende molto stabile il sistema, fatto salvo il fatto che per chi ama giocare in borsa, minimizzare le perdite nei momenti bui e massimizzare i profitti nei momenti favorevoli porta a un saldo molto positivo della strategia mista.

I nostalgici delle azioni possono usare il solito trucco del punto d’inizio: molto spesso una valutazione cambia variando il punto d’inizio dell’investimento. In questo articolo noi abbiamo considerato diversi punti d’inizio investimento, separati da una decade. Chi per esempio volesse promuovere le azioni potrebbe mostrarci un grafico come il seguente:

comprare oro

Innanzitutto il grafico inizia dal 1975, un punto d’inizio molto favorevole al partito delle azioni e in secondo luogo ha fermato la rincorsa dell’oro prima del boom degli ultimi sei mesi del 2011 (il grafico riportato al 20 agosto 2011 arriverebbe a circa 280). Se facessimo partire il grafico dal 1989 o, peggio, dal 1999, per le azioni sarebbe una ben magra figura!

Per ulteriori informazioni si consulti l’articolo Investire oggi.

Comprare oro: il rifugio per eccellenza

L’oro è, da tempo immemorabile, considerato uno dei metalli più preziosi, uno dei più comuni strumenti di scambio; è un elemento chimico (simbolo Au, dal termine latino aurum), un metallo di colore giallo le cui caratteristiche principali sono la tenerezza, la duttilità e la malleabilità; sono pochissimi i composti che possono attaccare l’oro (fra questi ricordiamo l’acqua regia e lo ione cianuro); viste le sue caratteristiche, gli usi a cui è destinato sono molteplici e variegati (elettronica, fotografia, gioielleria, medicina, odontoiatria ecc.).

Allo stato nativo lo si trova sia sotto forma di pepite sia sotto forma di pagliuzze o granelli.

La purezza dell’oro viene indicata utilizzando come unità di misura il carato (ct, o kt o, più comunemente k). Un carato è equivalente a una parte di oro su un totale di 24 parti di metallo che costituiscono una lega. Per esempio, l’espressione 14 carati (14k) indica che la lega in questione è costituita da 14 parti di oro fino e da 10 parti di altri metalli.

La massima purezza dell’oro viene indicata con 24k. Se ci si vuole riferire al peso dell’oro si deve considerare che 24 carati corrispondono a 999 g di oro su un kg di leghe complessive. In gioielleria l’oro che viene usato più comunemente è quello a 18k; le ragioni per cui non si trovano gioielli o comunque prodotti con un titolo superiore è dovuto al fatto che l’oro puro è eccessivamente morbido per venire utilizzato; è quindi necessario realizzare delle leghe che consentano una consistenza maggiore.

Il metallo che viene abbinato all’oro viene generalmente scelto a seconda del colore che si vuole dare alla lega; se si vuole ottenere dell’oro bianco, l’altro metallo prescelto sarà il platino, se si desidera oro rosso si utilizzerà il rame e così via.

In apertura di paragrafo accennavamo all’oro come a uno dei principali strumenti di scambio; da questo punto di vista la sua importanza è tuttora fondamentale, tant’è che una delle componenti principali dei patrimoni detenuti dalle banche centrali è la cosiddetta riserva aurea. I motivi fondamentali per cui la stragrande maggioranza delle riserve monetarie sono costituite principalmente dall’oro sono da ricercarsi nel suo valore, nello scarso ingombro, nella sua non deperibilità e nel fatto che tale metallo è universalmente accettato.

Attualmente, la Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. Il quantitativo totale di oro di proprietà dell’Istituto è pari a circa 2.452 tonnellate (metriche) ed è costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e per una parte minore da monete.

In base alle regole contabili adottate a livello di Eurosistema, l’oro è valutato ai prezzi di mercato di fine esercizio; per esempio, al 31 dicembre 2015 il controvalore del quantitativo di oro di proprietà dell’Istituto era pari a circa 77 miliardi di euro.

L’oro è da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza sia nei riguardi dei processi inflattivi sia come “ombrello” contro le tempeste che spesso e volentieri investono il mondo dei mercati finanziari (per questo molti pensano che comprare oro sia la soluzione più giusta).

Il prezzo dell’oro viene fissato due volte al giorno, alle ore 10,30 e alle ore 15, dalla London Bullion Market Association (LBMA); ciò avviene a Londra, durante il cosiddetto London Gold Fixing; in questa specie di asta, i cinque membri della LBMA contrattano il prezzo dell’oro; la quotazione che viene stabilita durante la seconda sessione, quella delle ore 15, fungerà quale riferimento per il prezzo del metallo giallo a livello mondiale.

Per la quotazione del prezzo dell’oro è importante anche ciò che avviene nel cosiddetto mercato dei futures (i futures sono dei contratti a termine con i quali due controparti assumono l’impegno di scambiarsi, a una determinata scadenza, a un prezzo prefissato, uno specifico bene); sono tre i contratti di questo tipo più usati nei mercati della finanza internazionale, ovvero quelli del New York Mercantile Exchange (NYMEX), del Chicago Board of Trade (CBOT) e del Tokio Commodity Exchange (TOCOM). Le unità di misura usate ufficialmente per l’oro sono il grammo oppure l’oncia; un’oncia, che corrisponde a 31,1035 g, è l’unità di misura che viene usata come base dei sopracitati futures.

Il prezzo (anche se sarebbe più corretto parlare di prezzi) dell’oro viene influenzato da diversi fattori fra i quali uno dei più importanti è la domanda industriale; quando sono in vista eccessive impennate dei prezzi dell’oro, magari causate da richieste del mercato che non si riesce a soddisfare a livello produttivo, entrano in gioco le scorte detenute sia dalle banche centrali sia dagli altri investitori che, attraverso le loro offerte di oro, fungono da calmiere. Il prezzo dell’oro è ovviamente influenzato anche da fattori di tipo finanziario e speculativo, fattori che in questi anni hanno acquisito un’importanza sempre maggiore. È abbastanza normale infatti, quando la tensione sui mercati diventa eccessiva, che i grandi capitali si spostino da strumenti ritenuti più rischiosi, come le azioni o le obbligazioni, a beni come l’oro, considerati più stabili e sicuri.

Le possibilità per comprare oro

comprare oroIl comprare oro è considerata una cosa più che normale se ci si riferisce alle grandi organizzazioni finanziarie, agli istituti bancari e alle banche centrali, ma negli ultimi anni, visto il perdurante periodo di crisi e di scarsa crescita economica attraversato da molti Paesi (ma non da tutti, è bene ribadirlo), anche i piccoli investitori, i cosiddetti “privati”, hanno cominciato a pensare all’oro come a una soluzione per proteggere i propri risparmi dalla crisi, da eccessivi rialzi dell’inflazione, dallo spettro della recessione economica ecc.

In passato, nel nostro Paese, la detenzione dell’oro era consentita soltanto sotto forma di oro lavorato, di monete d’oro o di piccoli lingotti semilavorati il cui peso non poteva eccedere i 100 g. È solo dall’anno 2000 che anche in Italia i privati possono detenere oro fino (Legge del 17 gennaio 2000, n. 7 – “Nuova disciplina del mercato dell’oro, anche in attuazione della direttiva 98/80/CE del Consiglio, del 12 ottobre 1998“).

Ma quali sono gli strumenti che possono consentirci di comprare oro? Le modalità sono diverse; le più comuni sono l’acquisto di lingotti, l’acquisto di monete, l’apertura di un deposito in oro, la sottoscrizione di un certificato aureo, la sottoscrizione di fondi comuni di investimento che effettuano la compravendita di azioni di società aurifere e la sottoscrizione di un ETC (Exchange Traded Commodity).

Lingotti – Esistono lingotti d’oro di diverse dimensioni; quando il loro peso è inferiore al kg, si parla di lingotti d’oro di piccole dimensioni. Attualmente sono poco meno di cento i produttori di lingotti distribuiti in 26 Paesi. La detenzione di lingotti d’oro non è da considerarsi agevolissima per un privato; è per questo motivo che moltissime banche, visto l’accrescersi della domanda, si sono organizzate con appositi caveau per offrire (ovviamente a pagamento) alla propria clientela il servizio di deposito (vedasi più avanti).

Monete – Le monete d’oro vengono emesse da molti Governi nazionali; il valore di tali monete è ovviamente dato dal loro contenuto di oro puro. Esistono anche monete d’oro commemorative; il loro valore non dipende soltanto dal contenuto di oro puro, ma anche da altri fattori quali la tiratura, la finitura ecc.

Depositi in oro – Presso molti istituti bancari si possono aprire depositi in oro; nei caveau di tali istituti potranno quindi essere conservati sia i lingotti che le monete d’oro. Ovviamente tali depositi non sono servizi gratuiti e, oltre al prezzo di questo servizio, si dovrà pagare la quota relativa all’assicurazione contro il furto.

Certificati aurei – I certificati aurei sono una forma di investimento che consente al soggetto di acquistare oro senza che avvenga una consegna materiale di tale metallo. Di fatto i certificati aurei sono un titolo che certifica che un determinato soggetto è proprietario di un certo quantitativo di oro. La conservazione dell’oro è deputata alla banca.

comprare oroFondi comuni di investimento – Esistono fondi comuni di investimento il cui campo d’azione è relativo alle società minerarie del settore aurifero; generalmente, quando si ha un rialzo del prezzo dell’oro, le azioni di tali società si apprezzano, ma si deve tenere conto che tali strumenti restano comunque prodotti azionari e, come tali, possono risentire, anche in modo molto pesante, dell’andamento dei mercati finanziari. Si rischia quindi di veder venir meno due dei motivi che spingono l’investitore a orientare la sua richiesta sull’oro: la stabilità e la sicurezza. È doveroso ricordare che alcuni anni fa, nel 2008, quando la crisi cominciava a farsi sentire pesantemente in molti Paesi, i fondi comuni di questo tipo arrivarono a perdere quasi un quarto del loro valore.

Exchange Traded Commodity (ETC) – Gli ETC sono strumenti finanziari che vengono emessi a fronte di investimenti da parte dell’emittente in materie prime fisiche (per esempio oro, argento, platino, mais, soia ecc.) o in contratti derivati su materie prime; nel primo caso si parla di ETC physically-backed. Gli ETC vengono negoziati in borsa come se fossero delle azioni. Il valore degli ETC è legato all’andamento del bene cui fanno riferimento quindi, per esempio, se vi è un rialzo del prezzo dell’oro si avrà conseguentemente un apprezzamento dell’ETC corrispondente; di fatto gli ETC riportano gli stessi rendimenti dell’indice benchmark di riferimento; per questo motivo fanno parte di quel gruppo di strumenti finanziari che vengono definiti “cloni”. Gli ETC non hanno scadenza e pertanto il loro possessore potrà tenerli in portafoglio a tempo indeterminato e venderli nel momento che riterrà più opportuno. Per gli ETC relativi a materie prime fisiche non sono previste distribuzioni di dividendi.

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