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Pista centrifuga

La pista centrifuga è una strumentazione che dovrebbe migliorare l’allenamento alla velocità. Il principio è abbastanza semplice. Si tratta di una pista d’allenamento circolare (con diametro variabile da 6 a 8 m, quindi una ventina di metri di circonferenza) con pedana inclinata in modo da evitare sbandamenti laterali nella corsa. L’atleta che corre lungo l’anello è sottoposto alla forza centrifuga; in tal modo aumenta il proprio peso poiché la forza centrifuga si somma all’effetto della gravità terrestre. In sostanza si sostituisce la corsa con sovraccarichi o la corsa in salita. In teoria, quindi, l’uso della pista centrifuga dovrebbe migliorare la potenza e l’efficacia della corsa.

La pista centrifuga è un interessante esempio di come anche chi non sa nulla di fisica e di teoria dell’allenamento possa arrivare a un giudizio su ciò che sta valutando. Infatti, prima delle equazioni e delle formule, viene il buon senso. Vediamo alcuni punti.

  1. La pista è stata ideata circa 25 anni fa. Utilizzando il Ma se…, se avesse funzionato, come mai non sono noti i campioni che l’hanno usata, cioè non ci sono campioni che pubblicamente ne abbiano ammesso i benefici (ha poco pregio l’osservazione che nessuno divulga le sue armi perché nel modo dello sport professionistico ciò che funziona circola alla velocità della luce, se non altro perché gli allenatori passano da un atleta all’altro)? Si noti che questa è solo una condizione necessaria, ma non sufficiente: troppi campioni guadagnano soldi attribuendo meriti a fattori marginali che hanno semplicemente usato (del tipo “Bolt è diventato campione perché si allena tutti i giorni con un cappellino giallo”); perché la condizione sia anche sufficiente deve essere replicabile su altri (in altri termini, anch’io, usando il cappellino giallo, dovrei migliorare di X secondi sui 100 m).
  2. Purtroppo la pista centrifuga non ha superato nemmeno la condizione necessaria. Qualche record siciliano ottenuto da under 15 oppure due atleti che l’avevano provata a 15 anni e sono andati dopo anni in semifinale alle Olimpiadi vogliono dire veramente poco.
  3. La pista è stata presentata anni fa a I Cervelloni, un programma RAI di punta. Una tale cassa di risonanza unita all’efficacia del mezzo avrebbe portato la pista agli onori di tutte le cronache sportive. Ciò non è successo. Visto che la cassa di risonanza c’è stata, secondo voi cosa è mancato?

Venendo a un discorso più tecnico, vediamo i limiti della pista centrifuga.

Pista centrifuga

Corsa non naturale

 

Non si comprende perché la corsa in salita sia innaturale mentre quella sulla pista centrifuga sia del tutto naturale. Cosa si intende con naturale? Evidentemente l’autore ne dà una visione ristretta (anche correre in montagna è “naturale”) e pensa che correre in salita non lo sia perché, man mano che aumenta la pendenza, l’angolo tra l’asse dell’atleta e il suolo cambia. Nella pista centrifuga si mantiene la stessa posizione di spinta della corsa naturale lanciata sul piano, in quanto la forza che agisce sull’atleta (somma della forza peso e della forza centrifuga) è sempre ortogonale alla pedana (suolo) così come nella corsa sul piano. Questo però è vero se l’atleta mantiene una determinata velocità. Infatti, nei vari anelli della pista, il peso aumenta dal 20 all’80% e l’atleta deve correre a una velocità che varia da 4,7 a 8,1 m/s. Ben si comprende come sia praticamente impossibile (soprattutto quando l’atleta non è ancora abituato) mantenere la velocità stimata per l’anello in cui deve cercare di correre (per capire la difficoltà si pensi a quante invasioni di corsia ci sono nelle gare dei 200 m in curva).

Inoltre, anche ammesso che ci si riesca, è abbastanza impensabile che un atleta di vertice possa trarre beneficio dal correre con un peso aumentato dell’80%! Forse aumenterà la potenza, ma sicuramente sarà penalizzata la sua reattività neuromuscolare.

In altri termini, per mantenere l’assetto di corsa naturale un buon atleta è costretto a correre sulle corsie meno “facili” con un peso che è l’80% il suo; non ci sono vie di mezzo, per esempio correre con un sovrappeso del solo 10% in modo da salvaguardare la reattività neuromuscolare.

Fra questa condizione e quella di correre in leggera salita con pendenza al 3% io continuo a vedere più naturale la seconda condizione!

Per i mezzofondisti

La pista centrifuga sarebbe idonea anche per i mezzofondisti; peccato che, all’aumentare del tempo di percorrenza nella pista, aumentino i problemi visti nel paragrafo precedente; come si può far correre un mezzofondista per 3-4 minuti a una certa velocità con un aggravio di peso, per esempio del 30%, senza generare sovraccarichi che aumentano la probabilità di infortunio? Oggi nessun mezzofondista si allena con i pesi proprio perché il carico di lavoro parallelo agli allenamenti di qualità non consente di sovraccaricare ulteriormente la struttura dell’apparato locomotore. In altri termini, gli allenamenti di qualità sono soprattutto cardiovascolari, non orientati alla potenza.

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