Cos’è il meccanismo alattacido?
Perché l’atleta abbia energia a disposizione nelle sue cellule deve prodursi ATP, questa magica sigla che indica una sostanza, l’adenosintrifosfato che è fondamentale per la prestazione (in una maratona un atleta produce decine di kg di ATP). I processi che portano alla produzione di ATP derivano dalla conversione dei macronutrienti (carboidrati, lipidi, proteine) e ogni processo arriva al suo scopo (la produzione di ATP) con una sua velocità, parametro di estrema importanza nella fisiologia della corsa.
Il meccanismo più rapido per produrre energia è quello del creatinfosfato (CP). Il CP può produrre energia in assenza di ossigeno quando il gruppo fosfato si stacca dalla creatina. Il processo è molto rapido e tipicamente viene usato dalle cellule quando si passa da una bassa a un’elevata richiesta energetica; esempio classico sono le gare di sprint.
Tale meccanismo può essere utile al runner di resistenza? Probabilmente, se è un amatore, no, ma è fondamentale conoscerne la fisiologia per non commettere gravi errori.
Il più grave è sicuramente l’assunzione di creatina. Infatti tale assunzione non ha nessuna logica in un atleta di resistenza perché l’eventuale guadagno energetico nello sprint finale è sicuramente compromesso dall’aumento di peso che la creatina (induce ritenzione idrica) comporta. Con un protocollo standard o con l’assunzione continua di integratori con creatina, il peso di un soggetto di 70 kg aumenta di circa un kg, il che significa una perdita secca di 2-3″/km.
La comprensione del meccanismo CP è però importante per comprendere la strategia di gara, soprattutto in pista. Vediamo un po’ di teoria, analizzando lo sprint di un centometrista.
Cosa accade in uno sprint?
Alla fine della gara l’atleta ha concentrazioni di acido lattico non minimali, pari a circa 13 mmoli/l (analoghe a quelle di una gara di 5000 m). Ciò significa che il meccanismo lattacido classico si è attivato già pochi secondi dopo la partenza. Accanto a esso, a partire dall’istante zero, il meccanismo CP fornisce energia all’atleta utilizzando appunto i creatinfosfati. La ricerca fondamentale è quella di Hirvonen (1987) che mostrò come l’88% di fosfocreatina viene consumato nei primi 5,5″ e che per i velocisti migliori tale percentuale diventa molto prossima al 100%. Pertanto:
- nei primi 40 m si utilizzano sia il meccanismo CP che quello lattacido classico;
- fra i 40 e i 70 m il meccanismo lattacido si mantiene e quello CP diminuisce;
- fra i 70 e i 100 m permane praticamente il solo meccanismo lattacido.
Questo spiega perché esistono degli specialisti dei 60 m (indoor) che nei 100 m non si esprimono altrettanto bene.
Come può un corridore di resistenza utilizzare queste conoscenze? Le ricadute sulla corsa di resistenza sono soprattutto due:
- per migliorare le capacità lattacide non ha senso usare ripetute di 100 m o inferiori. Infatti per buona parte della prova si utilizza un meccanismo non lattacido.
- Per scegliere la tattica di un eventuale sprint finale occorre partire dalle caratteristiche fisiologiche dell’atleta. Troppi sono i runner che lanciano dissennatamente uno sprint solo per liberarsi dell’avversario, senza nessuna razionalità. Nell’articolo sullo sprint vengono esaminati i fattori che indicano come eseguirlo correttamente.