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Maratoneti: resistenti e veloci

La distinzione fra atleta aerobico e anaerobico nei confronti della maratona si trasforma in maratoneta resistente e maratoneta veloce. A differenza dei professionisti, fra gli amatori non è la qualità del fisico che indirizza verso una distanza, essendo predominanti le motivazioni psicologiche. Nel caso della maratona è poi indubbio che il fascino della corsa spinge molti atleti a correrla pur essendo poco o per nulla adatti alla distanza. Tralasciando i casi in cui la maratona è nettamente controindicata (atleti in sovrappeso, infortunati ecc.), è interessante capire che quando si giudica un atleta non idoneo alla maratona esistono diverse cause:

  1. mancanza di recupero agli sforzi prolungati
  2. mancanza di un allenamento ottimale
  3. caratteristiche individuali in controtendenza.

Il primo punto è già stato trattato in Maratona: sei pronto? Può darsi che le carenze possano essere colmate incrementando gradualmente i carichi di allenamento oppure può darsi che esistano carenze fisiologiche tali (presenti anche in grandi campioni del passato) che comportino che la maratona sia sempre un trauma per il soggetto quando vuole correrla ai massimi livelli consentiti dal suo fisico.

Il secondo punto è troppo generale per essere trattato. A titolo esemplificativo ricordiamo che per correre decentemente una maratona occorre allenarsi almeno 3 volte alla settimana e percorrere almeno 50 km settimanali.

Il terzo punto è l’oggetto di questo articolo. Se l’atleta proviene da distanze brevi (al limite anche i 100 m) o da altri sport (calcio, tennis, basket) è possibile allenarlo a correre bene la maratona? La risposta è: sicuramente sì, purché abbia presente che la sua tipologia è nettamente diversa da quella del maratoneta puro. Per tale comprensione è fondamentale la distinzione fra maratoneti veloci e maratoneti lenti.

Il maratoneta resistente

È il vero maratoneta, potenzialmente portato anche per distanze superiori. Le sue caratteristiche sono:

  1. possiede molte fibre lente (tipo I), oltre l’80%;
  2. non possiede un alto valore di VO2max, ma alla velocità di maratona ne utilizza una percentuale molto alta;
  3. non sopporta molto alte concentrazioni di acido lattico e quindi la sua soglia anaerobica è prossima a quella aerobica;
  4. recupera molto facilmente lo sforzo della maratona (i suoi mitocondri non vengono attaccati da alte concentrazioni di acido lattico perché ne produce poco);
  5. non è particolarmente competitivo su gare più brevi della maratona.
Maratoneti: resistenti e veloci

La distinzione fra maratoneta resistente e maratoneta veloce ci dice che le ultramaratone possono essere corse solo da maratoneti resistenti

Il maratoneta veloce

È un atleta che arriva alla maratona da gare più brevi e la vede come massima distanza gestibile dal suo organismo.

  1. possiede meno fibre lente (tipo I), al massimo il 65%;
  2. possiede un alto valore di VO2max, ma alla velocità di maratona ne utilizza una percentuale inferiore rispetto al resistente;
  3. sopporta alte concentrazioni di acido lattico e quindi la sua soglia anaerobica è ben distante da quella aerobica;
  4. non recupera molto facilmente lo sforzo della maratona (i suoi mitocondri vengono attaccati dalle alte concentrazioni di acido lattico);
  5. è particolarmente competitivo su gare più brevi della maratona.

Conclusioni

Riassumendo, dato un atleta, non dovrebbe correre la maratona se:

  1. ha infortuni più o meno cronici che sono presenti durante la preparazione
  2. è in sovrappeso
  3. non ha recupero (punto A, mancanza di recupero agli sforzi prolungati)
  4. non svolge un sufficiente volume quantitativo (punto B, mancanza di un allenamento ottimale).

La distinzione fra maratoneta resistente e maratoneta veloce ci dice invece che le ultramaratone possono essere corse solo da maratoneti resistenti, una percentuale veramente minima della popolazione atletica. È del tutto salutisticamente errato affermare che tutti possono correre un’ultramaratona.

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