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Dipendenza da sport

La dipendenza da sport, quella che nei Paesi di lingua anglosassone viene definita exercise addiction, è una vera e propria patologia che colpisce soggetti non professionisti che hanno come passione una determinata attività sportiva.

I sintomi della dipendenza si possono scoprire abbastanza facilmente studiando il soggetto e confrontando il suo comportamento con uno sportivo equilibrato. In genere, il soggetto affetto da dipendenza da sport mostra un coinvolgimento che appare esagerato rispetto ai risultati che ottiene; per esempio, racconta a tutti le sue imprese (anche ai non sportivi!), esaspera l’aspetto agonistico (“io non ci sto a perdere”), se si infortuna diventa nervoso o addirittura cade in depressione ecc.

A seconda della personalità, può avere:

  • una bassa autostima (e allora si deprime per ogni insuccesso; la persona equilibrata usa l’insuccesso per capire come migliorare e quindi lo vede comunque parzialmente positivo); per chi conosce il Well-being (vedasi Le personalità del Well-being), è il caso di deboli, sopravviventi, insufficienti.
  • Una certa propensione all’apparire piuttosto che all’essere (per cui millanta risultati non ottenuti o ingigantisce il significato di ciò che ha fatto); tipica degli apparenti.
  • Una competitività esagerata rispetto al suo valore come atleta; tipica di violenti e insofferenti.
  • Una vita tutto sommato mediocre che viene rivalutata dallo sport; tipica dei sopravviventi.
  • Una sopravvalutazione dello sport; tipica del romantico o del contemplativo.

In sostanza il dipendente da sport è una chiara dimostrazione di come una passione possa essere negativa per la qualità della vita e giustifica la distinzione fra passioni e oggetti d’amore che invece sono sempre migliorativi della nostra esistenza.

La differenza fra una dipendenza e un oggetto d’amore è che nel secondo non esiste dipendenza, non si è schiavi della cosa amata.

La persona equilibrata pratica sport con grande entusiasmo, ma non ne è schiava. La sua autostima non dipende dai risultati ottenuti, non usa lo sport per “apparire” migliore nel contesto sociale, usa una competitività correlata al suo valore e vede i limiti dello sport (che può anche essere fatto male!).

Cosa fare contro la dipendenza da sport

Per evitare che diventi una vera e propria nevrosi, è opportuno correre ai ripari, capendo che in genere rivela altre pecche della propria esistenza e che una soluzione della dipendenza porterà vantaggi anche in altri campi della propria vita.

Se il problema è l’autostima, è necessario capire che questa non deve basarsi sui risultati che si ottengono. Fare sport per “contare qualcosa” è un modo sciocco per dire al mondo che non si vale nulla. Si legga la pagina sull’autostima e si comprenda che essa deve basarsi su valori esistenziali e morali, non sui risultati che otteniamo.

Se lo sport serve per apparire o per primeggiare sugli altri è chiaro che si devono rimuovere le personalità critiche coinvolte e cioè quella dell’apparente e quella del violento. Inutile dire che per moltissimi amatori correre la maratona in un certo tempo o in dieci minuti in meno non cambierà proprio nulla nella loro vita e si può quasi parlare di deliro psicotico perché il soggetto si convince che scendere sotto un certo tempo o battere l’avversario di sempre lo faccia diventare un eroe!

Se lo sport serve come valvola di sfogo di una vita tutto sommato non soddisfacente, è opportuno cercare di migliorare la propria vita, anziché prendere una droga per non rendersi conto della realtà!

Infortunio: il marker della dipendenza da sport

dipendenza da sportIn molti soggetti la dipendenza diventa evidente nei momenti in cui non possono praticare sport. Per quelle attività dove un infortunio cronico (una tendinite da sovraccarico) o acuto (una caduta dalla bicicletta) sono all’ordine del giorno, la dipendenza può esplodere sotto forma di un cambiamento di umore (la persona è meno estroversa, più irascibile ecc.) fino ad arrivare a un vero e proprio stato depressivo.

L’infortunio diventa cioè il marker della dipendenza.

Da notare che la dipendenza da sport porta molti soggetti a praticarlo in modo ossessivo e qualitativamente o quantitativamente sbagliato, aumentando proprio le probabilità di infortunio.

Come gestire un infortunio?

Innanzitutto capendo (vedasi paragrafo precedente) le cause della propria dipendenza e cercando di rimuoverle. In secondo luogo indirizzando la propria capacità d’amare verso altri oggetti d’amore (che non devono diventare altre dipendenze!). Un esempio: operazione al tendine rotuleo per tendinosi cronica irreversibile, 4-5 mesi di stop.

Il dipendente in questi mesi vive nell’ansia di non poter tornare come prima, di non avere più le stesse prestazioni, tenta di accelerare il recupero con sport alternativi non traumatici come il nuoto e si affida a fisioterapisti che nemmeno un professionista potrebbe permettersi.

Il soggetto equilibrato utilizza questo lungo periodo per dedicarsi a un altro oggetto d’amore, eventualmente creandoselo se non ne ha di alternativi allo sport. Con calma, senza bruciare le tappe della ripresa. Nel mio caso, ne approfittai per diventare maestro di scacchi, aumentai 6 kg per l’inattività, feci la giusta fisioterapia senza chiedermi come sarebbe stato dopo, fiducioso delle rassicurazioni del chirurgo. E infatti ripresi in modo eccellente. Se non fosse successo, gli altri oggetti d’amore che avevo nella mia vita avrebbero compensato alla grande.

Morale: avere solo lo sport nella vita e dipendere da esso deve suonare come un campanello d’allarme esistenziale.

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