L’auto è universalmente riconosciuta come il mezzo di trasporto a scopo promiscuo per eccellenza, adatto sia a scopo professionale che privato: infatti, nessun altro mezzo riesce come l’autovettura a conciliare le più svariate esigenze di trasporto che ha una persona nel corso della sua vita; con un’auto ci si lavora, si fa un piccolo trasloco (attività di gestione) e si usa per i nostri hobby.
Per questi motivi è infrequente trovare individui che possano fare a meno dell’auto in maniera totale, senza andare incontro a pesanti compromessi.
Si può quindi dire che l’auto è indubbiamente uno strumento facilitante la qualità della vita.
Un ottimo mezzo che però può essere un importante centro di costo: scopo dell’articolo è quindi quello di fornire alcuni strumenti per aiutare il lettore nella scelta della propria autovettura.
La corretta spesa totale annua
Di solito si prendono in considerazione i parametri classici:
- carburante (in base al consumo specifico e al tipo di carburante);
- manutenzione programmata;
- tassa di proprietà;
- assicurazione.
Sono dati che si possono estrapolare facilmente (vedasi per esempio il nostro articolo Motore dell’auto). Limitarsi a detti parametri non è però corretto. Uno degli errori più comuni è proprio quello di ponderare solamente i costi di gestione a cui si andrà incontro.
Ciò non è corretto perché viene tralasciato un parametro importantissimo: la spesa per la proprietà dell’auto nella sua vita utile soggettiva. Detta spesa si ricava sottraendo il valore stimato al momento della rivendita dell’auto dalla cifra che dovremmo sborsare per l’acquisto della stessa.
Se, per esempio, il prezzo di acquisto è di 20.000 euro e dopo 8 anni rivendo l’auto a 4.000 euro, il costo di proprietà dell’auto è di 2.000 euro l’anno; non è difficile accorgersi che chi cambia auto troppo spesso ha costi di proprietà altissimi (magari con l’unico piccolo vantaggio di avere l’auto sempre in garanzia!). Si noti come il costo di proprietà non dipende da considerazioni sul fatto che l’auto sia acquistata nuova o usata; tra l’altro, può essere molto differente, anche di fronte a due auto per cui si possa spuntare il medesimo esborso d’acquisto.
La formula (A-V)/N (A=prezzo d’acquisto, V=prezzo di vendita e N numero di anni intercorsi fra acquisto e vendita) vale solo se N è inferiore alla morte economica dell’auto, concetto che spiegheremo fra poco. Per ora basti osservare che la maggior parte delle persone cambia auto molto prima della sua morte economica, di fatto aumentando il costo di proprietà. Ciò dipende dalla naturale legge di mercato che vede una svalutazione percentualmente maggiore del bene deperibile (ovviamente questo per esempio non vale per le auto d’epoca che hanno un valore intrinseco non legato alla loro deperibilità meccanica) quanto prima (e più volte) passa di mano.
Da quanto detto sopra, all’atto dell’acquisto, per avere una visione corretta di quanto ci costerà un’auto, dobbiamo avere ben chiara la vita utile soggettiva dell’auto: espressa in anni (mesi), è il tempo per il quale stimiamo di tenere quella data auto, in base alle nostre esigenze.
La morte economica – Come detto è un parametro molto importante per chi decide di tenere l’auto “finché conviene”. Si ricava da una stima, si esprime in km (percorrenza) e si ha quando
si prevede che a un certo numero di km percorsi, in una data auto, si avrà una percentuale non marginale di probabilità che essa possa manifestare un certo guasto, il cui costo di riparazione sia uguale al realizzo stimato di vendita che si avrebbe dalla sua dismissione in quel dato momento, senza che si sia manifestato quel dato guasto.
Oltre la morte economica diventa antieconomico tenere un’auto.
Fissato questo momento, sulla base della propria percorrenza media annua, siamo in grado di stimare il numero di anni che ci durerà quell’auto. Chiaro, che ciò sia di interesse solo a chi preventiva di portare appunto “alla morte economica” una data auto oggetto di valutazione per l’acquisto e minimamente interesserà chi la voglia cambiare prima di questo momento.
Per la stima del momento della morte economica di una data auto, un aiuto pratico lo si può trovare, consultando i report annuali del TÜV sull’affidabilità a seconda degli anni di vita oppure consultando il mercato dell’usato: se non vi si trovano auto rappresentanti del modello in esame, negli annunci di vendita senza guasti importanti oltre un certo chilometraggio, è piuttosto ottimistico sperare che tale modello sia sufficientemente affidabile oltre quella soglia di vetustà.
In conclusione – Per stimare quindi la spesa totale annua sulla più probabile vita utile soggettiva dell’auto, si dovrà tener conto quindi sia dei costi di gestione (per tutto il tempo che decidiamo di tenere l’auto) sia della spesa per la proprietà dell’auto nella sua vita utile soggettiva e successivamente, annualizzare il totale.
Filippo Fiaschi