Il fico (Ficus carica) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Moracee, la stessa della quale fa parte il genere Morus, noto soprattutto per le specie gelso bianco e gelso nero (rispettivamente Morus alba e Morus nigra).
Il fico è originario delle zone tropicali e subtropicali temperate del continente asiatico, ma da tempo immemorabile è presente anche nell’area mediterranea. Nel nostro Paese, il fico è particolarmente diffuso in Calabria, Campania e Puglia. È una pianta che può raggiungere un’altezza di circa 10 metri; la caratterizzano un tronco piuttosto corto e dal portamento goffo; ha foglie grandi di colore verde tendente allo scuro caratterizzate da una leggera peluria sulla pagina inferiore.
I frutti del fico, quelli che comunemente vengono denominati fichi, sono in realtà delle infiorescenze (da cui derivano delle infruttescenze) note come siconi; si tratta quindi falsi frutti; i veri frutti sono degli acheni piccolissimi che si sviluppano internamente all’infiorescenza.
Coltivazione del fico
Il fico è una pianta che predilige i climi temperato-caldi e un’esposizione solare prolungata. È una pianta piuttosto rustica e come tale sa adattarsi a vari tipi di terreno, anche a quelli piuttosto aridi o sassosi, ma predilige quelli soffici, leggeri e dotati di un buon drenaggio. Tollera male i ristagni idrici e mal sopporta le temperature che scendono sotto i 7 °C; la sua tolleranza alle temperature più rigide diminuisce con l’aumentare dell’età.
La riproduzione del fico può avvenire sia tramite pollone radicato sia per talea; è quest’ultimo metodo che viene generalmente adottato. Raramente il fico si propaga per seme. La talea presenta il vantaggio di dar vita a nuove piante con le stesse caratteristiche genetiche della pianta madre, cosa che per seme non è assicurata; con la semina, infatti, si hanno più del 50% di possibilità di realizzare fichi non commestibili. Si fa invece ricorso all’innesto qualora si voglia modificare la varietà di fico da produrre.
Come detto, il fico è una pianta abbastanza rustica e non soffre particolarmente la siccità; questo perché è dotato di una massa radicale piuttosto abbondante che può espandersi per ricercare i punti più freschi e umidi; non sono quindi necessarie annaffiature quotidiane; saranno sufficienti due irrigazioni settimanali nel corso della stagione primaverile e della stagione estiva. È opportuno effettuare le irrigazioni nelle prime ore del mattino oppure in tarda serata, in modo da evitare le ore più calde e assolate.
La concimazione del fico può essere fatta a fine inverno con stallatico maturo oppure con un sovescio di leguminose. Si privilegino comunque concimi a basso titolo di azoto, macroelemento che favorisce più la vegetazione che la fruttificazione.
La prima importante potatura del fico, quella successiva all’impianto, sarà di formazione; sarà necessario effettuare un taglio deciso del tronco a circa 80-150 cm dal terreno a seconda dell’altezza desiderata in futuro. Una volta effettuato questo intervento, la pianta può essere lasciata libera di crescere senza che siano necessari altri interventi di formazione. Si interverrà però, in seguito, nel mese di febbraio o di marzo, con interventi di mantenimento che hanno appunto lo scopo di mantenere la forma ottenuta. Si interverrà accorciando i rami eccessivamente lunghi e recidendo sia i rami secchi che quelli danneggiati.
L’intensità della potatura dipende dalla fruttificazione del fico; si hanno infatti piante unifere (che fruttificano cioè una sola volta, alla fine della stagione estiva) sia piante bifere, che fruttificano sia a giugno (i frutti vengono detti fioroni) che a settembre (i frutti vengono detti fichi); nelle piante bifere gli interventi di potatura devono essere tarati a seconda che si voglia privilegiare il raccolto di giugno o, al contrario, quello di settembre.
La raccolta dei fichi avviene a scalare, via via che i fichi maturano; la resa del fico dipende molto dal tenore di umidità del terreno e dalle condizioni climatiche. La fruttificazione può essere migliorata badando che non si formino mai i sempre dannosi ristagni idrici. Anche la tipologia di terreno influenza la produzione.
Per quanto concerne le avversità, le più temute sono quelle climatiche, temperature eccessivamente rigide e le grandinate possono provocare gravissimi danni alla produzione.
Problemi possono derivare anche da patologie virali come il mosaico e da marciumi radicali. Dannosi sono anche alcuni tipi di cocciniglia, le mosche della frutta e la psilla del fico.