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Animalisti

Gli animalisti sono tutti coloro che hanno a cuore il mondo animale; questa definizione è non solo imprecisa, ma anche talmente generica che ha uno scarso riscontro pratico. Infatti, la posizione nei confronti degli animali è una variabile nella personalità del soggetto che egli, volente o nolente, ha dovuto elaborare, spinto dalla crescente attenzione al problema.

Questo articolo si propone pertanto di classificare il fenomeno dell’animalismo per una sua piena comprensione.

Animalisti: i tre fattori

Sono tre i fattori principali che definiscono una posizione: la patosensibilità, la coscienza ambientale (ecologica), il salutismo.

Combinandoli, escono decine di posizioni diverse. Proprio perché sono diverse è necessaria una grande tolleranza, capendo che la propria posizione non è difendibile, se non assumendo degli assiomi che per gli altri possono non valere. Quindi la propria posizione può essere coerente con certi assiomi, ma non “vera” o “giusta” in assoluto. Quindi si deve cercare innanzitutto la coerenza.

Patosensibilità – Il patosensibile è colui che non riesce a elaborare un sufficiente distacco dal dolore che ha attorno, ma che non lo coinvolge direttamente. In altri termini, ci sono persone che “soffrono” se vedono una balena che sta morendo dopo essersi “spiaggiata” e altri che sono completamenti indifferenti alla cosa. Per capire che la patosensibilità non c’entra nulla con la spiritualità del soggetto, basti pensare al diverso comportamento che molti hanno nei confronti della balena e dello squalo che ha ucciso un turista al largo di un’isola tropicale: la balena viene santificata e lo squalo demonizzato, tanto che nulla si ha da ridire riguardo alla taglia messa sull’animale (in questo caso il patosensibile “avverte” il dolore del turista dilaniato dall’incolpevole squalo).

Primo punto da considerare: la patosensibilità può essere vista come assioma delle proprie azioni, ma non si può pretendere di farla diventare un metro etico assoluto.

Ecologismo – L’animale è visto appartenente a un ecosistema che è un valore che deve (ecco l’assioma) essere mantenuto; così per l’ecologismo non hanno importanza argomenti come gli allevamenti intensivi quanto, per esempio, la minaccia di estinzione di una specie. A dire il vero, molti animalisti usano temi ecologisti anche per discutere sugli animali allevati, per esempio sostenendo che il consumo di carne inquina il pianeta ecc. In realtà, non ci sono prove scientifiche a sostegno della tesi, anzi, la ricerca di Cardiff è abbastanza esaustiva e comunque un vero ecologista sostiene la riduzione dell’antropentropia piuttosto che la crescita indiscriminata della popolazione umana.

Salutismo – In questo campo le ricerche contrarie si sprecano, a riprova del fatto che ricerca e scienza sono due cose diverse; si deve mediare fra salute e qualità della vita, evitando forme di ortoressia che di fatto non allungano, o allungano di pochissimo, la vita media del soggetto.

Il mio livello di patosensibilità è molto basso (chi conosce il mio Neocinismo sa che ritengo la patosensibilità un difetto quando supera una certa soglia, originando una personalità critica), il mio livello di ecologismo è altissimo e il mio livello di salutismo è alto (lo definirei “scientifico, non maniacale”).

animalisti

“Gli animalisti sono tutti coloro che hanno a cuore il mondo animale”; questa definizione è non solo imprecisa, ma anche talmente generica che ha uno scarso riscontro pratico.

La piramide animalista

Per capire come i tre fattori interagiscano fra loro è opportuno partire dalla piramide animalista che non è altro che la piramide delle priorità assunte per assioma nelle interazioni fra specie. La prima conclusione di questo articolo è che

la negazione della piramide animalista porta a posizioni maniacali, facilmente contraddittorie.

Supponiamo che Tizio sostenga che “gli animali hanno gli stessi diritti dell’uomo”. Sicuramente gli sarà abbastanza facile spiegare perché le piante non hanno gli stessi diritti (non soffrono, anche se qualcuno potrebbe obiettare!), ma gli sarà già molto più difficile spiegare perché accetta che si facciano campagne di disinfestazione dalle zanzare (solo perché sono animali che danno fastidio all’uomo! Ecco la giustificazione della piramide); certo una zanzara soffre meno di una gallina a cui viene tirato il collo, ma la “sensibilità del sistema nervoso” è un parametro che genera una piramide. Nei mammiferi evoluti, la madre abbandona i piccoli una volta adulti e se ne disinteressa, cosa che la madre umana non fa, a dimostrazione che la sensibilità è diversa e, ancora una volta, può generare una piramide.

Per affinare la comprensione del concetto di piramide si veda la storiella della tortora, del pesce e della carota.

La piramide animalista è la seguente:

animalisti

Stabilita la piramide, è necessario attribuire a ogni livello dei diritti. Qui entrano in gioco i tre fattori, generando diverse forme di animalismo (gli asterischi indicano la compatibilità generale con le idee espresse nel sito).

NOTA – Ovviamente un soggetto può appartenere a più categorie compatibili fra loro (in tal caso la valutazione è quella della categoria minore fra quelle da lui scelte). Così l’ecologista ambientalista può non occuparsi di vivisezione; se lo fa, può essere per esempio un animalista economico totale (o parziale). Ognuno di noi appartiene cioè a una o più categorie.

Vegani assoluti *

Sono coloro che per patosensibilità estrema ritengono che il diritto alla vita e alla non sofferenza dei primi sei livelli sia inviolabile.

Se si vuole essere coerenti fino in fondo si hanno forti limitazioni, probabilmente è quasi impossibile esserlo. Per esempio, un vegano assoluto non dovrebbe uscire con l’auto una sera in cui c’è il temporale perché sa che schiaccerà molte rane che saltellano ignare del pericolo sull’asfalto della strada. Per le altre difficoltà si veda l’articolo sui vegani. Così non si capisce come un vegano assoluto e non salutista si astenga dal cibarsi di uova di una gallina allevata come cento anni fa nel cortile (quindi senza “sofferenza”).

Vegani salutisti *

Sono coloro che per salutismo non si cibano di alimenti di origine animale. Spesso il salutismo è usato come mascheramento o giustificazione di un veganesimo assoluto (“io odio la sofferenza inflitta agli animali, tanto più che è inutile perché mangiarli fa male alla salute!”).

Per le difficoltà di questa posizione si veda l’articolo sui vegani.

Vegetariani assoluti **

Sono coloro che ritengono che il diritto alla vita dei primi sei livelli sia inviolabile.

Per le difficoltà di questa posizione si veda l’articolo sui vegeteriani.

Vegetariani patosensibili ***

Sono coloro che ritengono che il diritto alla vita dei primi quattro livelli sia inviolabile. Il vegetarianesimo patosensibile è per esempio favorevole alla pesca, ma non alla caccia perché il dolore nella prima è decisamente meno “avvertibile” che nella seconda.

Anche a livello alimentare, l’inclusione del pesce nel proprio modello alimentare, semplifica la gestione della propria alimentazione, anche se non elimina del tutto i problemi.

Amorevolisti assoluti ***

Sono coloro che ritengono che gli animali domestici abbiano praticamente gli stessi diritti dell’uomo.

Amorevolisti parziali *****

Sono coloro che ritengono che gli animali domestici abbiano più diritti degli altri animali, anche se non paragonabili a quelli dell’uomo.

Antropocentrici *

Sono coloro che di fatto considerano solo il benessere dell’uomo. Una posizione ancora comune, ma sempre meno sostenibile in una società moderna.

Ecologisti assoluti ***

Sono coloro che si oppongono a ogni forma di prelievo (anche indiretto) dalla fauna selvatica. La difficoltà di questa posizione è che porta automaticamente ad assegnare agli animali selvatici gli stessi diritti dell’uomo. Sono per esempio contro ogni forma di caccia.

Ecologisti ambientalisti  *****

Sono coloro che si oppongono a ogni forma di prelievo che diminuisca la fauna selvatica; per loro il concetto di minaccia di estinzione (anche locale) è il motore da cui parte ogni azione. La loro posizione porta necessariamente a una condanna dell’aumento dell’antropentropia perché di fatto genera una difesa di ogni atomo naturale collegato alle specie animali. Non sono contrari alla caccia sostenibile.

Animalisti economici assoluti ***

Sono quegli animalisti che si oppongono a ogni sfruttamento degli animali per le attività umane (abbigliamento, salute ecc.). Rientra in questa categoria chi è “sempre” contro le scarpe in pelle, chi è sempre contro la vivisezione (non fa differenza per esempio fra usare un cane e un ratto) ecc.

Animalisti economici parziali *****

Anche questi animalisti sono come i precedenti, ma con un distinguo: la contrarietà a ogni sfruttamento “non necessario”; così sono contro le pellicce, ma non contro le scarpe in pelle (visto che l’animale è già stato usato per la macellazione non è l’attività economica la ragione della sua morte), sono contro l’uccisione delle foche o delle balene (visto che esistono alternative) e alla vivisezione indiscriminata (senza regole che, partendo dall’assoluta necessità della vivisezione, fissino sia le specie sia i modi di impiego).

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