Com’è probabilmente noto, l’indice di massa corporea (IMC o BMI, a seconda che si usi l’acronimo italiano o quello inglese) è un dato biometrico che viene soprattutto utilizzato per definire, grazie ad apposite tabelle, se un soggetto è sottopeso, normopeso, sovrappeso od obeso (distinguendo, a seconda dei risultati ottenuti i vari livelli di queste condizioni. Ricordiamo che la formula è la seguente:
IMC=Peso (in kg)/Altezza (in metri) al quadrato.
Facendo riferimento alla formula soprariportata, la celebre tabella dell’OMS fornisce le seguenti definizioni:
Sottopeso | <18,5 |
Normale | Da 18,5 a 24,9 |
Sovrappeso | Da 25 a 29,9 |
Obeso | Da 30 in su |
Queste definizioni, pur rappresentando un interessante punto di partenza, sono ottimistiche e lacunose (manca, per esempio, la differenziazione fra uomo e donna) ed è proprio per questi motivi che il nostro sito ha proposto una più moderna tabella di magrezza.
Nonostante le varie lacune, la tradizionale tabella è ancora quella più utilizzata da medici e nutrizionisti. Tuttavia, recentemente, un nuovo studio pubblicato su JAMA Pediatrics ha fornito nuovi suggerimenti nel caso di soggetti adolescenti, perorando l’utilizzo dell’indice triponderale di massa corporea (o, più brevemente, TMI, acronimo dei termini inglesi Triponderal Mass Index). Gli autori dello studio (diretto dallo statunitense C. Peterson) hanno concluso che l’utilizzo del BMI perde molta accuratezza quando i soggetti sotto esame sono in età adolescenziale.
Grazie ai dati forniti dallo studio nazionale di sorveglianza su salute e nutrizione (NHANES, Nutrition and Health Examination Survey), i ricercatori del team di Peterson hanno rilevato che nei soggetti di sesso femminile la percentuale di grasso corporeo (misurato dalla DEXA) incrementa con l’età, passando dal 31,2% all’età di 8-9 anni al 36,4% intorno ai 30. Nei soggetti di sesso maschile la percentuale passa dal 27,8% dei 12-13 anni al 23,0% dei 14-15 anni e poi tende a stabilizzarsi intorno al 25-26% dopo che si sono superati i 20 anni.
Grazie a un’analisi a ritroso dei dati, i ricercatori hanno riscontrato una maggiore attendibilità dell’indice triponderale di massa corporea (TMI) (peso diviso altezza, moltiplicato alla potenza 3) rispetto al classico IMC (peso diviso altezza, moltiplicato alla potenza 2). Si è così evidenziato che il valore del BMI aumentava di quasi 8 volte tra gli 8-9 e i 25-29 anni in entrambi i sessi, mentre quello del TMI rimaneva pressoché stabile durante l’adolescenza. Quindi, in pratica, il valore del TMI stima il grasso corporeo con maggiore accuratezza di quanto non si arrivi a fare con il BMI, spiegando il 64% (contro il 38% per il BMI) della varianza nei ragazzi e il 72% (contro il 66% per il BMI) della varianza nelle ragazze.
Le soglie per definire lo stato di sovrappeso con il TMI sono 16,0 kg/m3 per quanto riguarda i ragazzi e 16,8 kg/m3 per quanto riguarda le ragazze.
Le soglie per definire lo stato di obesità sono invece 18,8 kg/m3 per quanto riguarda i ragazzi e 19,7 kg/m3 per quanto riguarda le ragazze.
Lo studio statunitense ha certamente una sua rilevanza ed è importante, come spiega Peterson, “che i medici sappiano che l’IMC non è altrettanto accurato negli adolescenti, quanto negli adulti, e quindi è necessario trattare i valori dell’IMC rilevati negli adolescenti con una certa cautela… Ciò risulta particolarmente vero per i soggetti di sesso maschile. Anche se si tratta di dati preliminari, riteniamo che possa essere utile ai pediatri e ad altri caregiver iniziare a utilizzare il TMI a fianco dell’IMC”.